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Pomiroeu Seregno | stella…cadente.

Sono fortunato. E non solo perchè nella vita faccio quello che mi piace, ho una bella famiglia, tante persone che mi seguono e apprezzano “i” lavori che faccio ma anche perchè ho degli amici fantastici.

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Non fosse per loro non sarebbe mai nata in me quella passione per la cucina che mi ha portato a studiare, a curiosare e, alla fine, ad appassionarmi anche a questo mondo…..anche se, a dire il vero, mi è sempre piaciuto pastrugnare in cucina, complici anche i miei genitori che mi hanno sempre fatto fare, incoraggiato e non si sono mai lamentati della cucina regolarmente a soqquadro (termine che, tra l’altro, non usavo dai tempi della scuola).

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E oggi è stato uno di quei giorni nei quali ci siamo radunati, in dieci, e siamo andati a mangiare fuori. Per queste occasioni speciali scegliamo sempre ristoranti speciali, stellati (ma anche no).

A questo giro è toccato al Pomiroeu di Seregno. Attenzione, la parola non è francese, ma deriva dalla zona, ricca in passato di coltivazioni di mele.

Lo Chef è famoso, Giancarlo Morelli, ma, purtroppo non c’è. E la brigata sembra risentirne parecchio, sia nel tono dei piatti, sia nel tono della voce del responsabile di sala quando ce lo comunica…..ma procediamo in ordine.

E’ l’anniversario di matrimonio di una coppia di amici e, per l’occasione, scendiamo in cantina per l’aperitivo. Ottime le bollicine (io, purtroppo, non bevo molto, ma le bollicine sono sempre le bollicine) ma vengo rapito dalla bellezza della cantina, con volta in mattoni, pavimento in ghiaia e legno e due tavoli: uno per mangiare in coppia e uno per l’aperitivo.

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Arrivano tre stuzzichini, molto buoni.

Delle crocchette con ripieno di Montrasio fondente, equilibrate, ma fantozziane (fredde fuori, ustionanti dentro)

Dei panzerottini ripieni di ricotta e fichi e, in ultimo, dei crostini di pane con puntarelle e carne cruda di manzo piemontese.

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Dopo l’aperitivo ci accomodiamo al tavolo in sala, sala minimale ma ricercata nella struttura, nell’apparecchiatura e nel centrotavola che, però, ci ricordava un po’ troppo le festività natalizie ormai passate da un po’.

Optiamo per un percorso degustazione di cinque portate. Diligentemente ci chiedono se abbiamo intolleranze o allergie e si parte.

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Prima di tutto arriva il benvenuto della cucina: zucca e salmone crudo. Buono, ma non lascia il segno.

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Purtroppo, prima del primo antipasto passa tanto, troppo tempo per un ristorante stellato. Nel frattempo però viene servito il pane, in varietà. I grissini, però, mi sembrano troppo grassi, se ne sente il sapore e, temo, sia stato usato dello strutto nell’impasto che, a me, risulta poco gradevole. Buone le altre varietà ma nulla di più.

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Il primo antipasto è il polpo scottato su patata schiacciata al lime e cipolla all’agreto. Che è l’unica che si salva. Il polpo è duro ma, sopratutto, sembra essere stato cotto su una griglia troppo unta. Sa di griglia sporca, grassa, insomma non convince nessuno.

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Il secondo antipasto è di nuovo a base di carne cruda di vacca piemontese (ma come, la carne cruda piemontese c’era anche all’aperitivo….), cialda al grano saraceno su maionese al curry. Curry preponderante, buono, ma la cucina non decolla.

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Anzi, stalla il servizio al momento di servire il primo. Una persona del tavolo è intollerante all’aglio. Le viene giustamente servito un primo diverso dagli altri ma, metà tavolo viene servito dopo un paio di minuti, l’altra metà dopo 5. Intollerabile in un ristorante di livello. Il risultato è che qualcuno inizia a mangiare prima per non far raffreddare le pappardelle di grano saraceno su fondente di cipolla e granchio reale. Buono l’abbinamento ma le pappardelle risultano un filo troppo cotte.

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Il secondo piatto è una bouillabaisse di pesca a strascico. Trigliette, scorfani, sogliolette (da pulire) serviti con patate bollite (poco…molte erano al limite del crudo…e non solo nel mio piatto) erbe di campo e una zuppa di pomodoro montata con fumetto di pesce. Troppo troppo salata!

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Arriva il momento del dolce, una mia passione. Il semifreddo alla ricotta, con biscotto al limone e gelato al cioccolato bianco è forse il piatto che mi convince di più. Buono, equilibrato, delicato. Ma il giudizio sul dolce viene ribaltato dalla piccola pasticceria servita assieme al caffè: le chiacchiere sapevano di “frittazzo” mentre bignè, baci di dama e palline al cioccolato non erano nulla di che.

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Conto 85 euro a testa. Che ci possono stare per il livello del ristorante ma che si sono rivelati davvero troppi per come abbiamo mangiato.

Ci tornerei? No, ho mangiato piatti decisamente più buoni e interessanti in ristoranti meno rinomati e senza stella. Qui cadente. Speriamo sia stata la mancanza in cucina dello chef a far fare al Pomiroeu questo scivolone.

DOVE | Seregno, via Garibaldi 37

WEBhttp://www.pomiroeu.com