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Sciatt a porter. La Valtellina a Milano!

Chi non è della Valtellina non può sapere cosa sono gli Sciatt. Ed è un vero peccato, perchè sono una cosa deliziosa. Un cuore di formaggio casera avvolti da una panatura di farina di grano saraceno (si, proprio quello dei pizzoccheri) fritto. Qui li servono in un cono di carta, adatti anche all’asporto e al consumo “di strada” o meglio, per strada!

Ma a questo giro abbiamo voluto concederci una pausa pranzo più rilassata e abbiamo deciso di entrare da Sciatt e sederci, attratti anche dal menù di carta appeso all’esterno su una tavola di legno.

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L’atmosfera che si respira all’interno è familiare, gli arredi semplici ma curati e ricercati. Purtroppo scomodissimi i tavolini e le sedie (sembrano quelle pieghevoli dell’Ikea da giardino….), forse meglio mangiare al bancone a vista seduti sugli sgabelli rivestiti di simpatica erba sintetica.

Bella l’apparecchiatura, diversa di tavolo in tavolo. I commensali a fianco avevano delle tovagliette (spaiate) in stoffa, noi dei sottopiatti variopinti. Particolare il fatto che ci si possa scegliere il tovagliolo, rigorosamente di stoffa, che arriva in un cestino di vimini.

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Il menù è coerente con lo spirito del locale, tutte specialità valtellinesi (scritto a mano su carta). L’attenzione alla materia prima trasuda e ci confessano che quasi tutti gli ingredienti arrivano proprio dalla valtellina. Ovviamente ordiniamo gli sciatt, una porzione da dividere (è pur sempre mezzogiorno) che ci viene servita dopo una decina di minuti nel cono di cui sopra. Decorato da una margherita e da un po’ di insalata.

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Gli sciatt si rivelano davvero buoni, non sanno troppo di fritto, segno che l’olio non è strausato, il formaggio all’interno è fondente al punto giusto e il gusto è si deciso, ma non forte. Insomma buoni!

Siamo in un ristorante valtellinese? Posso esimermi dall’assaggiare per voi i pizzoccheri? Direi di no…e allora mi immolo nella causa sapendo che il pomeriggio sarà poi lungo. Chiara, al contrario, si mantiene leggera e ordina un tagliere di bresaole. Passano altri dieci minuti circa ed ecco che arrivano, in una terrina, i miei pizzoccheri. La pasta è fatta a mano, il burro abbondantissimo, come dev’essere, è dorato al punto giusto e il rapporto patate verze corretto. Il formaggio è mixato. Un po’ di Bitto, un po’ di Casera e un po’ di Grana. Mi vengono mantecati davanti agli occhi e poi serviti. Ottimi! Abbondanti! Insomma, promossi a pieni voti.

 

Contemporaneamente a Chiara portano il tagliere. Le bresaole presenti sono: cervo, punta d’anca, slinzega, rosa delle Alpi e affumicata. Tutte molto buone. Ovviamente viene servito, in un cestino, anche del pane. Penso ci sia stato del grano saraceno anche li, un filo gnucco, ma buono.

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La carta dei dolci prevede torte per lo più caserecce, ma mi cade l’occhio su un creme caramel descritto in maniera particolare. Chiedo lumi alle gentili cameriere che mi spiegano essere fatto in maniera tradizionalissima, senza polveri, con uova di un allevamento particolare, freschissime, panna, zucchero caramellato. Mi fido e lo ordino.

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Pur trattandosi di un dolce tutto sommato semplice il sapore è quello di una volta. Mangiandolo mi sono venute alla mente le zie, che, ogni tanto, me lo facevano proprio con le uova fresche. Buono!

Insomma, devo dire di aver mangiato proprio bene da Sciatt. Piatti semplici, della tradizione valtellinese, ben preparati, con ingredienti di grande qualità. Nulla di rivisitato, ripensato, gourmet, ma tanta tanta concretezza. Il conto? Adeguato alla qualità. In due, bevendo solo acqua, abbiamo speso 40 euro. Purtroppo a mezzogiorno non ci sono sconti “lunch” ma, tutto sommato, il prezzo è nella media dei ristoranti milanesi. Ecco, se proprio devo trovare una critica o una nota stonata…le sedie e i tavolini. Scomodo! Ma ci tornerò ugualmente, quantomeno per prendere un cono di scatt da gustare passeggiando per Porta Nuova.

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Fotografie scattate da LG Stylus 2