Una giornata nel cuore della Germania, a Oberkochen, ci apre le porte di un’eccellenza mondiale nel campo dell’ottica: la sede centrale di Zeiss. Più che un semplice quartier generale, qui si sviluppa una vera e propria cittadella dedicata alla ricerca, alla tecnologia e all’innovazione, dove prende vita la collaborazione con aziende come Vivo per migliorare la qualità fotografica degli smartphone. E proprio grazie a Vivo, ho avuto l’opportunità di entrare in questo mondo e scoprire da vicino come nascono le lenti, i test, e tutta la tecnologia che si cela dietro uno scatto perfetto.
Oltre il cancello: un ecosistema di innovazione
L’ingresso alla sede Zeiss di Oberkochen dà subito l’idea delle dimensioni e della modernità di questa realtà. Ampi spazi, parcheggi pieni di colonnine di ricarica per auto elettriche e una moltitudine di biciclette testimoniano l’attenzione alla sostenibilità. Ma il cuore pulsante è il reparto R&D (Ricerca e Sviluppo), dove avvengono i test più avanzati sui prototipi degli smartphone.
Per motivi di riservatezza, non è stato possibile documentare con foto o video l’interno del laboratorio, ma possiamo raccontarvi nel dettaglio cosa accade là dentro. E vi assicuriamo: è affascinante.
Dove nascono le immagini: test su lente e software
All’interno del laboratorio Zeiss vengono messi alla prova i prototipi degli smartphone Vivo. Il primo test che ci viene mostrato prevede l’utilizzo di pannelli con pattern ottici specifici. Gli smartphone, posizionati di fronte a questi pannelli, scattano una serie di fotografie mentre una sequenza di LED si accende in rapida successione. L’obiettivo? Valutare non solo la qualità dell’immagine, ma anche la velocità dell’otturatore e la capacità del sensore di catturare il movimento della luce.
Ma non ci si ferma alla semplice ripresa: i tecnici Zeiss analizzano ogni immagine, forniscono feedback dettagliati alla casa madre e contribuiscono a un processo iterativo continuo che coinvolge sia la componente hardware che, soprattutto, quella software. Il focus di questa visita è infatti orientato sul cosiddetto fine tuning software: l’ottimizzazione degli algoritmi che elaborano l’immagine.
Uno dei test più ingegnosi riguarda la simulazione del lens flare, cioè l’effetto di riflesso indesiderato che può comparire nelle foto quando una luce forte colpisce direttamente la lente. Per testarlo, Zeiss ha progettato una sorta di “Black Box”: una camera oscura dotata di una luce mobile posizionata al di sotto dello smartphone. Lo smartphone può essere inclinato in varie angolazioni, simulando diverse condizioni di illuminazione. In questo modo, si può osservare in tempo reale l’effetto del flare su lenti con e senza il rivestimento Zeiss.
Ed è qui che emerge il vero valore aggiunto: ci vengono mostrati due dispositivi identici, uno con il coating speciale di Zeiss e uno senza. Le differenze sono impressionanti. Il rivestimento chimico – ovviamente tenuto segreto – riduce in modo drastico i riflessi, offrendo immagini più pulite e realistiche. È un confronto diretto che testimonia quanto il know-how ottico di Zeiss faccia la differenza.
La sinergia tra hardware e software
Nonostante ci saremmo aspettati un approfondimento maggiore sulla parte hardware – in particolare sulla produzione fisica delle lenti e sulla ricerca sui vetri – la visita ha messo in luce una verità importante: oggi la qualità dell’immagine non dipende solo dalla lente, ma da un ecosistema complesso che include hardware, rivestimenti ottici e, soprattutto, software.
Ed è proprio su quest’ultimo che Zeiss e Vivo collaborano a stretto contatto. L’esperienza di Zeiss serve anche per valutare le ottimizzazioni software sviluppate da Vivo: ogni algoritmo, ogni scelta di elaborazione dell’immagine viene testata, validata e perfezionata. Il risultato è un’immagine che nasce da una perfetta fusione tra tecnologia ottica e intelligenza computazionale.
Dalle lenti dei telefoni a quelle per i chip: la fotolitografia ottica
La visita prosegue con una parte dedicata al museo Zeiss, dove la storia dell’ottica si fonde con la modernità della microelettronica. Pochi sanno che anche la produzione dei chip, come i modernissimi processori a 3 nanometri, è resa possibile da tecnologie ottiche sviluppate da aziende come Zeiss.
Nel 1978, il processore Intel 8086 conteneva 29.000 transistor realizzati con una tecnologia a 1000 nanometri. Oggi, grazie alla fotolitografia ottica, un processo che utilizza lenti di estrema precisione, siamo arrivati a processori come l’Apple M1 del 2020 con 16 miliardi di transistor a 13 nanometri. E Zeiss gioca un ruolo cruciale anche in questo ambito.
Un confronto tra una lente prodotta nel 1912 e una del 2024 mostra quanto sia evoluto il settore: stesso tipo di correzione ottica, ma spessori, pesi e aberrazioni radicalmente migliorati. La collaborazione tra Vivo e Zeiss si basa proprio su questa combinazione di competenze: da un lato la perfezione meccanica del vetro, dall’altro la capacità di ottimizzazione software di una tech company cinese.
Il tocco del cinema: l’obiettivo di Kubrick
Tra le chicche del museo, spunta anche una leggenda del cinema: l’obiettivo Zeiss Planar 50mm f/0.7, progettato per la NASA e poi utilizzato da Stanley Kubrick nel 1975 per girare alcune scene di Barry Lyndon illuminate unicamente da candele. Solo Zeiss possedeva la tecnologia per costruire un obiettivo con una tale apertura: una prova di quanto l’azienda sia stata all’avanguardia, anche in ambiti creativi.
Un museo nascosto, ma ricco di meraviglie
Il museo Zeiss, seppur un po’ fuori mano nel cuore della Germania, merita una visita se siete appassionati di tecnologia e ottica. Al suo interno, una vasta collezione di strumenti: occhiali, lenti, microscopi, binocoli, strumenti per la ricerca scientifica e dispositivi ottici di ogni epoca. Un luogo che racconta non solo la storia di Zeiss, ma anche quella dell’umanità attraverso l’evoluzione dello sguardo.
Conclusione: una sinergia che si vede
La visita alla sede Zeiss è stata più di un tour tecnico: è stato un viaggio dentro la visione e la precisione, dentro l’incontro tra due mondi. Vivo porta la flessibilità e l’innovazione del software, Zeiss la solidità e l’esperienza dell’hardware ottico. Il risultato? Smartphone che non solo scattano ottime foto, ma rappresentano lo stato dell’arte nella fotografia computazionale.
Il Vivo X200 FE – protagonista silenzioso di questa giornata – ha mostrato sul campo di cosa è capace. Come ha girato i video? Questo lo lasciamo dire a voi. Ma una cosa è certa: quando competenze diverse si incontrano e collaborano, la qualità finale si vede. Letteralmente.