L’entusiasmo per la tecnologia, a volte, è irrazionale. È quella “scimmia” che sale, quel desiderio quasi inspiegabile di provare qualcosa di nuovo, anche dopo decenni passati a testare dispositivi. Ed è proprio questa sensazione che mi ha spinto a cercare e acquistare d’importazione dalla Cina un dispositivo dal nome provocatorio: lo Xiaomi 17 Pro Max.
Al di là dell’ironia sul nome, che scimmiotta palesemente il colosso di Cupertino, questo smartphone introduce un elemento che cattura immediatamente l’attenzione e che, a mio avviso, rappresenta una delle innovazioni più pragmatiche viste di recente: un display posteriore realmente utile e ben integrato.
Il display posteriore: la vera rivoluzione per i content creator
Non è la prima volta che vediamo un telefono con un secondo schermo sul retro. Molti tentativi passati si sono rivelati poco più che espedienti goffi o con funzionalità limitate. Xiaomi, questa volta, ha fatto centro.
Il display posteriore, da 2.9 pollici, non è solo esteticamente piacevole e perfettamente incastonato nel modulo fotocamere, ma è una vera e propria estensione funzionale del dispositivo. La sua utilità primaria? Risolvere uno dei problemi storici dei selfie e dei video “faccia camera”.
Quante volte vediamo storie social o video in cui il creator sembra guardare da un’altra parte? È un effetto ottico inevitabile: si tende a guardare la propria immagine sul display, ma la fotocamera frontale è quasi sempre posizionata più in alto o di lato. Il risultato è uno sguardo che appare innaturale, quasi “strabico”.
Con questo Xiaomi, il problema svanisce. Con un semplice swipe sul display posteriore, si attiva la fotocamera. Ci si può specchiare e inquadrare guardando uno schermo che è posizionato proprio accanto alle lenti principali. Lo sguardo è diretto, naturale, e la qualità è impareggiabile.
Perché, ammettiamolo: per quanto buone possano essere, le fotocamere anteriori saranno sempre un compromesso, limitate dallo spazio e dalla necessità di non creare “buchi” eccessivi nel display principale. Usare le fotocamere posteriori per i propri contenuti è un salto di qualità drastico, e questo smartphone lo rende incredibilmente comodo.
Un comparto fotografico da 50 Megapixel
Il fatto di poter usare il modulo principale per i selfie è reso ancora più interessante da un comparto fotografico di tutto rispetto:
- Fotocamera principale: 50 MP
- Zoom 5x: 50 MP
- Grandangolare: 50 MP
Le foto scattate in questi giorni di prova sono decisamente molto belle. Il bokeh (sfocatura dello sfondo) naturale è piacevole e lo zoom, spinto dall’intelligenza artificiale, raggiunge un 150x che, seppur non perfetto, è notevole.
È un top cameraphone? Un anno e mezzo fa lo avrei definito tale senza esitazione. Oggi, con benchmark come il Vivo X300 che hanno alzato l’asticella a livelli stratosferici, lo definirei “solo” un ottimo cameraphone. L’elaborazione software è buona, anche se ho notato qualche incertezza occasionale nella messa a fuoco con il “punta e scatta”.
Design e costruzione: l’ombra di Apple
Non giriamoci intorno: il design è palesemente ispirato ad iPhone. Ma Xiaomi ha limato alcuni aspetti, rendendolo per certi versi migliore. Con uno spessore di soli 8 mm e un peso di 219 grammi, risulta più sottile e leggero del suo “ispiratore”.
Il display principale è un pannello AMOLED da 6.9 pollici a 120 Hz, con cornici molto sottili. Xiaomi non dichiara la luminosità massima sostenuta, ma solo un picco di 3500 nit su pochi pixel (un dato poco significativo nell’uso reale). Al di là dei numeri, è un pannello bellissimo.
Un plauso va anche al feedback della vibrazione: potente, secco, “maschio”. Una caratteristica spesso trascurata che migliora notevolmente l’esperienza d’uso quotidiana.
Prestazioni e un’autonomia mostruosa
Qui lo Xiaomi 17 Pro Max cala i suoi assi. Sotto la scocca batte un processore potentissimo, lo Snapdragon 8 Elite Gen 5, che gestisce tutto con fluidità disarmante.
Ma il vero miracolo è la batteria: un’unità Carbon Silicon da 7500 mAh. Questo, unito alla gestione energetica, porta a risultati incredibili. In una mia giornata di stress test intenso, sono arrivato a sera con ancora il 45% di autonomia residua.
La ricarica è altrettanto impressionante. Con il caricatore da 100W incluso, si passa:
- Da 0 al 50% in circa 15 minuti
- Carica completa in 35 minuti
Bastano pochi minuti di carica per ottenere ore di utilizzo, un vero game changer.
Il grande “MA”: il software della versione cinese
Tutto perfetto? No, e il motivo è che al momento questo dispositivo è disponibile solo in versione cinese (ROM Cinese) con Hyper OS 3 basata su Android 16.
Questo comporta una serie di compromessi significativi per un utente italiano:
- Lingua: Il sistema operativo è disponibile solo in inglese o cinese.
- Notifiche: Le notifiche dalle nostre app (WhatsApp, Instagram, ecc.) sono inaffidabili. Anche disattivando ogni forma di risparmio energetico, “si incespicano”, arrivano in ritardo o non arrivano affatto sul display posteriore. Sebbene dopo qualche giorno la situazione sembri migliorare, non è un’esperienza utente fluida.
- Funzioni AI: Molte delle funzioni di AI generativa sono legate a server cinesi e non funzionano da noi.
C’è però una buona notizia: i servizi Google sono preinstallati. Basta attivarli da un menu nelle impostazioni per avere accesso al Play Store e a tutte le app Google, che funzionano perfettamente.
Prezzo e verdetto: comprarlo o aspettare?
Ho acquistato questo modello da un altro appassionato per circa 900€. Attualmente, si trova d’importazione sui mercatini specializzati a un prezzo che si aggira intorno ai 950€.
Ve lo consiglio? Sinceramente, per ora no. A meno che non siate smanettoni incalliti, mossi da una “scimmia” irrefrenabile per il display posteriore, i compromessi software sono troppo grandi.
Il mio consiglio è di aspettare la versione Global.
Nonostante il software ancora acerbo per il nostro mercato e un’ispirazione estetica fin troppo evidente, Xiaomi ha fatto centro. Ha preso un’idea (il display posteriore) e l’ha resa pragmatica, utile e ben implementata. Ha portato un’innovazione funzionale che, paradossalmente, manca sui dispositivi che cerca di imitare.
È un prodotto che fa riflettere: mentre altri brand si concentrano su affinamenti incrementali, Xiaomi ha avuto il coraggio di osare, creando uno strumento potentissimo, specialmente per chi crea contenuti. Brava Xiaomi.





































