COME FARE lo SCATTO PERFETTO! PLAY da VIVO X300 pro

L’Istituto Italiano di Fotografia di Milano ha fatto da cornice a un evento esclusivo: una masterclass organizzata da Vivo per esplorare le frontiere della fotografia smartphone. Protagonista indiscusso è stato il Vivo X300 Pro, un dispositivo che, come ricorderete dalla recensione, ho dichiarato il miglior cameraphone attualmente sul mercato.

Ho partecipato all’evento per mettere alla prova questo smartphone, ascoltando i consigli di fotografi professionisti e vedendo da vicino come la tecnologia possa simulare la magia delle ottiche leggendarie.

L’occhio dell’esperto: Francesco Gola e la potenza hardware

La prima cosa che ho apprezzato è stato ascoltare e parlare con Francesco Gola, Ambassador Zeiss e fotografo di fama specializzato in paesaggi marini, ma con un talento eccezionale anche per i ritratti. La sua analisi si è concentrata subito sulle capacità hardware del X300 Pro.

“Possiamo giocare con questo fantastico telefono con i 200 megapixel che il sensore offre sull’obiettivo da 85 mm,” ha spiegato Gola. “Questo ci permette di avere una qualità pazzesca anche con soggetti parzialmente in movimento.”

L’aspetto che colpisce, al di là della pura risoluzione, è la gestione della luce. Le prime prove sul campo hanno mostrato una capacità impressionante nel gestire le ombre e restituire dettagli nitidi, ponendo subito una domanda fondamentale per ogni ritrattista: come gestire l’illuminazione?

Per lui, la risposta è semplice: “La migliore luce per me è la luce naturale. Quindi, che siate al ristorante o al parco, utilizzate quello che trovate.”

L’eredità Zeiss in un palmo di mano: i digital twin

Il vero cuore della collaborazione tra Vivo e Zeiss risiede nel software. Gola ha illustrato un concetto affascinante: i cosiddetti digital twin (gemelli digitali).

“La coingegnerizzazione tra Vivo e Zeiss,” ha raccontato Gola, “ha permesso di prendere gli obiettivi Zeiss più iconici della storia, come il Planar, il Distagon, il Sonar o il Biotar, e crearne una caratterizzazione digitale da implementare nel telefono.”

Questo significa che l’utente può non solo regolare l’apertura del diaframma (F-stop) per controllare la profondità di campo — Gola suggerisce un’apertura ampia per un ritratto con un bokeh marcato — ma può anche selezionare profili che simulano l’esatta resa di queste lenti storiche.

  • Biotar: Definito da Gola come “una delle lenti più fantastiche mai progettate”, è noto per il suo particolare effetto bokeh vorticoso.

  • Planar e Distagon: Altre simulazioni che offrono un'”impronta digitale” unica allo sfocato.

Durante i test, il tracking del focus automatico si è dimostrato impeccabile, mantenendo il soggetto a fuoco anche durante movimenti improvvisi e permettendo scatti “al volo” di qualità professionale.

Simulazione vs. realtà: il compromesso fisico

Da fotografo che utilizza quotidianamente le controparti fisiche di queste lenti, Gola ha offerto un’onesta valutazione sul confronto: “Ci sono certamente dei limiti fisici. Un conto è avere un oggetto ottico di notevoli dimensioni, che insiste su sensori più grandi e con una capacità diversa di acquisire luce.”

Il processo di miniaturizzazione per portare obiettivi giganteschi in pochi millimetri richiede compromessi. Tuttavia, Gola ha sottolineato il vantaggio pratico: “Un conto è fare come me, andare in giro con uno zaino pieno di lenti per avere un risultato sicuramente migliore. Un altro è avere un oggetto del genere in tasca che tiri fuori, c’è la modella, clicchi e in un secondo hai una foto già post-prodotta.”

Imparare dai maestri: consigli di composizione

Dalla tecnica si è passati alla composizione. Francesco Gola, da paesaggista, ha ricordato l’importanza della regola dei terzi, uno dei “suggerimenti fotografici” più efficaci.

“La regola prevede di dividere il nostro frame in nove blocchi, utilizzando due righe verticali e due orizzontali. Se mettiamo uno dei nostri soggetti su una di queste linee, o sull’intersezione di esse, al nostro occhio la cosa sembrerà molto naturale e bilanciata.”

Il Vivo X300 Pro facilita questa operazione permettendo di attivare una griglia direttamente nell’interfaccia della fotocamera. Questo aiuta a comporre l’immagine, sia nei paesaggi marini che nella street photography, come dimostrato durante l’uscita all’esterno.

Zoom o non zoom? Il dilemma della profondità di campo

Una delle domande più frequenti emerse durante la masterclass è stata: è meglio usare lo zoom o avvicinarsi fisicamente al soggetto?

La risposta tocca il cuore della fisica ottica. “Ogni volta che scattiamo con un teleobiettivo,” ha chiarito Gola, “la nostra profondità di campo, a pari impostazioni, si riduce.”

Questo significa che, se l’obiettivo è isolare il soggetto dallo sfondo creando un bello sfocato (effetto bokeh), scattare da più lontano utilizzando un teleobiettivo (come l’85mm del Vivo) è spesso la scelta migliore, poiché comprime i piani e riduce la profondità di campo.

Dall’iPhone al Vivo: l’esperienza di una professionista

L’evento ha visto anche la partecipazione della fotografa Camilla, che ha presentato una serie di scatti suggestivi realizzati con il Vivo X300 Pro in una Milano uggiosa. La sua testimonianza è stata particolarmente significativa perché proveniente da un’utente abituata a un ecosistema diverso (nello specifico, Apple iPhone).

“Sono sempre stata dell’idea che lo strumento che uno utilizza sia subordinato alla necessità che ha di fotografare,” ha affermato Camilla, sottolineando che la sua esperienza con il Vivo l’ha colpita profondamente.

“Il telefoto extender è stato un elemento che mi ha colpito tantissimo,” ha confessato. “È un elemento che mi ha fatto divertire tanto rispetto alle focali molto lunghe, cosa che nel caso dei telefoni non mi era mai capitata.”

Le sue parole hanno confermato un sentore diffuso: il Vivo X300 Pro offre strumenti creativi che spingono anche i professionisti abituati ad altri sistemi a riconsiderare cosa sia possibile fare con un telefono.

Non solo foto: la prova video sul campo

Se la parte fotografica ha stupito, le conclusioni finali sono state dedicate al comparto video. Ho effettuato anche un test “estremo” per le strade di Milano, mettendo alla prova la stabilizzazione fra buche rotaie e ostacoli vari.

Oltre alla stabilizzazione, due elementi sono emersi con forza:

  1. Performance in bassa luce: La resa della pelle scura della modella, anche con poche luci, è stata giudicata eccellente.

  2. Effetto Bokeh: La qualità dello sfocato nei video si è dimostrata di altissimo livello.

Insomma vivo lancia una sfida diretta al leader del settore, iPhone è sempre stato il migliore per girare i video e fra i migliori per le foto. Che ne pensate invece voi stessi di questo Vivo?

Verdetto finale: un nuovo punto di riferimento?

La masterclass all’Istituto Italiano di Fotografia ha dimostrato che il Vivo X300 Pro non è solo un esercizio di stile hardware. È l’integrazione tra un sensore da 200 megapixel, ottiche di qualità e, soprattutto, un software intelligente che porta l’eredità di Zeiss nel palmo della mano.

L’entusiasmo di professionisti come Francesco Gola e la sorpresa di utenti esperti come Camilla suggeriscono che Vivo ha creato uno strumento potente, versatile e capace di sfidare i colossi del settore non solo sul piano fotografico, ma anche in quello della produzione video.