Ristrutturare un appartamento destinato agli affitti brevi (BNB) non è solo una questione estetica. Quando si gestiscono ospiti, l’efficienza energetica e il controllo remoto diventano priorità assolute. Il rischio di trovare il riscaldamento al massimo con le finestre aperte o le luci accese h24 è concreto.
La sfida che ho affrontato è stata questa: aggiornare un vecchio impianto elettrico (basato sulla storica serie Magic di Bticino) rendendolo smart, esteticamente moderno e completamente domotizzato, ma mantenendo un budget contenuto. È possibile avere un ecosistema affidabile senza spendere le cifre di un impianto filare KNX? La risposta è sì, e l’ho fatto utilizzando l’ecosistema Aqara.
Ecco come ho progettato e realizzato questo impianto.
Il cuore del sistema: relè invisibili e stampa 3D
Il primo passo è stato gestire i carichi elettrici senza stravolgere le murature. Ho scelto il Dual Relay Module T2 di Aqara. Si tratta di un dispositivo incredibilmente versatile: è dotato di due relè da 10 ampere, capaci di gestire un carico complessivo fino a 2.2 kW. La sua flessibilità è totale: può comandare luci, gestire l’apertura e chiusura di tende, cancelli o tapparelle, e supporta i cosiddetti contatti “puliti”.
La vera magia del T2, però, sta nella sua installazione. Ho deciso di inserirlo direttamente all’interno delle scatole 503, rendendolo invisibile. Ma qui è sorta la prima sfida “low cost”: avendo la vecchia serie Magic, non volevo spendere una fortuna in adattatori commerciali. Ho quindi acceso la mia stampante 3D e ho progettato e stampato dei tappi e dei coperchi su misura per le scatole. In questo modo ho mantenuto l’estetica pulita e ordinata senza dover cambiare tutte le placche esistenti, integrando la tecnologia moderna in un “guscio” vintage riadattato.
La gestione delle luci: interruttori virtuali e dimmerazione precisa
Una delle domande più frequenti quando si parla di relè smart è: “Ma se non tiro i cavi, come accendo la luce?”. Nel mio progetto ho sfruttato la potenza del protocollo Zigbee per virtualizzare le accensioni.
Nel monolocale, che è piccolino, avere una centralizzazione dei comandi ha perfettamente senso. Ho installato interruttori che non sono fisicamente collegati alla lampada che comandano. Grazie all’ecosistema Aqara, ho potuto creare dei pulsanti virtuali: premo un tasto all’ingresso e si accende una luce in fondo alla stanza, senza che ci sia un filo di rame a collegarli.
Particolare attenzione l’ho dedicata all’atmosfera, installando un Dimmer T1. Volevo rendere regolabile una striscia LED specifica che, di base, non nasceva come dimmerabile e aveva un alimentatore diretto a 220V. Qui il software ha fatto la differenza. Il dimmer permette impostazioni granulari: ho potuto definire una “rampa” di accensione e spegnimento per un effetto dissolvenza elegante, ma soprattutto ho settato la gamma di oscuramento.
Poiché la mia striscia LED supportava solo un range operativo tra il 92% e il 100%, ho impostato il dimmer affinché quel piccolo intervallo venisse “spalmato” sul 100% della corsa del comando. In pratica, quando l’ospite regola la luce dall’app o dalla manopola, ha la percezione di un controllo totale e fluido, senza sfarfallii, grazie anche alla possibilità di modificare la sensibilità della rotella di controllo (settando i gradi di rotazione necessari per passare da min a max).
Sicurezza e accesso: la serratura intelligente e il cilindro frizionato
Per un BNB, la gestione delle chiavi è cruciale. Ho installato la serratura Aqara U200 abbinata al videocitofono smart G4.
Qui voglio aprire una parentesi tecnica fondamentale sulla sicurezza: quando si installa una smart lock, è imperativo utilizzare un cilindro frizionato. Un cilindro non frizionato impedisce di inserire una chiave dall’esterno se ce n’è già una inserita all’interno (come accade con le serrature smart che devono far girare il meccanismo). Questo è pericoloso: in caso di malfunzionamento elettronico, rischiereste di rimanere chiusi fuori.
Non trovando un cilindro frizionato delle dimensioni esatte della mia porta, ho optato per il cilindro aggiustabile di Aqara. È una chicca di ingegneria meccanica: arriva con una serie di distanziali e prolunghe (da 1,5 cm fino a 1 mm) che permettono di costruire il cilindro della lunghezza perfetta per la propria porta, sia sul lato interno che esterno. Ora ho una serratura sicura, apribile con chiave di emergenza, tastierino numerico, impronta digitale o sblocco facciale automatico.
Automazione avanzata: sensori che “ragionano”
La vera domotica non è accendere una luce dal telefono, ma far sì che la casa reagisca da sola. Oltre ai classici sensori di apertura porte e finestre, ho integrato dispositivi molto più evoluti.
Il sensore di presenza FP2 è stato una rivelazione. A differenza dei vecchi sensori PIR che rilevano solo il movimento (e che spengono la luce se stai fermo a leggere), questo sensore a onde millimetriche rileva la presenza umana, persino i micro-movimenti della respirazione. Questo mi ha permesso di creare automazioni precise: se c’è qualcuno, le luci restano accese; se l’ospite esce, dopo un tempo prestabilito tutto si spegne, inclusa la climatizzazione.
In cucina ho aggiunto un sensore TVOC per la qualità dell’aria e un sensore di fumo. Quest’ultimo non si limita a suonare: ho creato una scena di sicurezza per cui, se viene rilevato fumo, il sistema stacca immediatamente la corrente alla presa smart della piastra a induzione. Sicurezza attiva, non solo passiva.
L’interfaccia utente: placche stampate in 3D e scenari
Essendo un ambiente destinato a ospiti che non conoscono la casa, l’usabilità doveva essere immediata. Non potevo lasciare file di pulsanti anonimi. Anche qui la stampa 3D mi è venuta in aiuto: ho creato delle placche personalizzate con icone o scritte che spiegano chiaramente cosa fa ogni pulsante (“All Living On”, “Light Out”).
Ho configurato gli interruttori wireless per gestire scenari complessi:
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Pressione singola: Accende o spegne una luce specifica.
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Pressione doppia o lunga: Attiva scenari come “Spegni tutto” (Kitchen Off o Casa Off), ideale da posizionare vicino al letto o all’uscita.
Un ecosistema aperto e integrato
Tutto questo hardware è orchestrato dall’Hub M3 di Aqara. La cosa fantastica è l’interoperabilità. Il videocitofono G4, ad esempio, non è solo un campanello: è una telecamera di sicurezza che registra su microSD (niente abbonamenti cloud obbligatori) o addirittura su NAS, e grazie all’AI riconosce i volti.
Ho scelto di integrare tutto anche con Samsung SmartThings, poiché ho acquistato elettrodomestici Samsung. Grazie a Matter, i due ecosistemi si parlano perfettamente. Se il sensore Aqara rileva che non c’è nessuno in casa, può dire a SmartThings di spegnere non solo le luci, ma anche gli elettrodomestici compatibili. E se cade la connessione internet? Nessun problema: la rete Zigbee continua a funzionare localmente per tutti i comandi fisici e le automazioni dirette.
Analisi economica: ne è valsa la pena?
Tiriamo le somme. Ho installato relè, dimmer, interruttori wireless, sensori di ogni tipo, videocitofono, serratura smart, hub e termovalvole per i radiatori. Il costo totale dell’hardware si aggira intorno ai 900 – 1.000 euro. A questo ho aggiunto una giornata di lavoro di un elettricista certificato per i collegamenti al quadro e ai carichi pesanti.
Il confronto con un sistema professionale filare come il KNX è impietoso sul fronte costi. Per ottenere le stesse funzionalità (controllo remoto, scenari, dimmerazione avanzata, gestione clima), con il KNX avrei speso almeno 3.000 euro, senza contare la programmazione dell’integrator.
Certo, un sistema filare è granitico e immune a qualsiasi interferenza radio, ed è la scelta “obbligata” se si costruisce una villa di lusso da zero. Ma per un retrofit in un monolocale, dove l’obiettivo è “poca spesa, tanta resa” e una forte automazione per il risparmio energetico, la soluzione Aqara vince a mani basse.
Il risultato finale è un ambiente moderno, sicuro e incredibilmente comodo, dove la tecnologia lavora per me e per i miei ospiti, spesso senza che loro nemmeno se ne accorgano.