COME SFRUTTARE L’AI per CREARE FOTO, VIDEO e USARLA INTELLIGENTEMENTE

Fermi tutti un attimo. Abbiamo tra le mani una tecnologia che, fino a pochi anni fa, apparteneva solo alla fantascienza o richiedeva competenze tecniche verticali, software costosissimi e ore di lavoro. Eppure, se apriamo i social network, come stiamo usando questa potenza di calcolo inaudita? Per riempire il feed di contenuti frivoli, di gattini che cucinano o di video ironici dove Babbo Natale riceve un vecchio Nokia 3310.

Intendiamoci, l’intrattenimento è sacro. Tuttavia, oggi voglio portarvi oltre la superficie. Voglio raccontarvi come l’intelligenza artificiale, incarnata in questo caso davvero bene nel nuovo Samsung Galaxy S25 Ultra e nell’ecosistema Gemini, possa essere molto più di un generatore di “meme”. Può essere un alleato formidabile per la produttività, la creatività professionale e la gestione del tempo.

Analizziamo come sfruttare questi strumenti per creare valore reale (e riflettiamo sul prezzo, non solo economico, di questa rivoluzione).

Dalla modellazione complessa al prompt: il caso Veo 3.1

Per testare le capacità dell’S25 Ultra e dell’integrazione con Gemini, ho voluto creare un video ironico: una “battle” tra lo smartphone di ultima generazione e un vecchio telefono a cornetta.

Fino a ieri, per realizzare una clip del genere, il flusso di lavoro sarebbe stato estenuante:

  1. Utilizzo di software di modellazione 3D complessi.

  2. Creazione delle mesh per i telefoni e lo sfondo.

  3. Gestione dell’animazione e delle luci.

  4. Ore di rendering macchina.

Oggi, il paradigma è cambiato. Ho utilizzato Veo 3.1, la sezione di Gemini dedicata alla gestione dei cortometraggi. È bastato inserire un prompt testuale descrivendo la scena e la contromossa del Galaxy. Il risultato? In un minuto ho ottenuto un video fluido e coerente.

L’importanza dell’audio e del “fine tuning”

La prima generazione del video era muta. Qui entra in gioco la capacità conversazionale di Gemini. Ho chiesto di rigenerare il contenuto aggiungendo l’audio, ma mi sono dimenticato di specificare la lingua. Nessun problema: con una successiva richiesta (“rifallo in italiano con il mio tono di voce”) e fornendo una breve clip vocale di riferimento, l’IA ha ricalcolato il tutto.

Certo, la voce non era ancora indistinguibile dalla realtà, ma il video di 8 secondi era pronto all’uso. Il prompt fa il 99% del lavoro, ma è fondamentale saperlo scrivere. È lì che risiede la nuova competenza: saper chiedere alla macchina cosa vogliamo esattamente.

L’architetto aumentato: l’IA nel design d’interni

Io nasco architetto, prima ancora che blogger o youtuber. E vi assicuro che la Galaxy AI applicata alla progettazione è qualcosa che mi ha lasciato a bocca aperta per l’impatto pratico immediato. Ecco tre scenari reali in cui questi strumenti hanno sostituito ore di lavoro manuale.

1. Visualizzazione rapida delle varianti

Ho caricato una foto di un interno e ho chiesto semplicemente: “Vorrei un’immagine di questa casa con il soffitto marrone scuro”. In due secondi, senza aprire Photoshop, senza creare maschere di livello e senza dover “scontornare” nulla, ho avuto il risultato. Questo ha un valore inestimabile per un cliente che non riesce a immaginare come un colore possa cambiare la percezione di una stanza. Si risparmia tempo e si evitano errori di valutazione stilistica.

2. Ristrutturazione virtuale (Home Staging IA)

Ho fotografato il mio studio attuale, pieno di scaffalature, e ho lanciato una sfida a Gemini: “Trasformalo in un monolocale, togli la scaffalatura e metti una cucina bianca in fondo”. Il sistema ha generato un’immagine fotorealistica con la cucina posizionata correttamente, il mobilio adattato e le luci coerenti. Non è un progetto esecutivo, ovviamente, ma è un’idea visiva immediata che permette di capire le potenzialità di uno spazio in pochi istanti. Ho poi chiesto a Veo 3.1 di animare questa immagine statica, ottenendo un render video 3D che avrebbe richiesto giorni di lavoro su un CAD professionale.

3. Analisi e ottimizzazione delle planimetrie

Mi sono spinto oltre, caricando la planimetria 2D di un appartamento. Ho chiesto a Gemini di analizzare la distribuzione e propormi due soluzioni per eliminare un bagno superfluo e ingrandire la zona living, riducendo le camere a due. L’IA non solo ha compreso la richiesta, ma ha fornito:

  • Un’analisi logica della struttura.

  • Tre diverse soluzioni distributive.

  • Un confronto tra i pro e i contro di ogni soluzione.

  • Un rendering fotorealistico della “Soluzione 1”, arredata con parquet in rovere sbiancato a spina di pesce (come da mia specifica richiesta successiva) e con il giardino visibile dalle finestre, dedotto contestualmente dalla planimetria.

Il paradosso della produttività: siamo criceti o innovatori?

È innegabile: i tempi di lavoro si tagliano drasticamente. Quello che prima richiedeva 8 ore, oggi si fa in mezz’ora tra scrittura del prompt e generazioni di prova. Ma qui sorge un problema etico e gestionale.

Se il tempo risparmiato lo utilizziamo solo per riempirlo di altro lavoro, diventiamo come criceti sulla ruota: corriamo più veloce, produciamo di più, ma non andiamo da nessuna parte. Peggio ancora se quel tempo lo “investiamo” nello scroll compulsivo dei social media.

L’invito è quello di usare questo tempo guadagnato per migliorare la qualità della vita: coltivare hobby, passioni, studiare o semplicemente riposare. L’efficienza non deve essere fine a se stessa, ma deve liberare l’uomo.

Etica e sostenibilità: il costo invisibile di un prompt

C’è un altro aspetto che spesso ignoriamo: generare un video o un’immagine con l’IA non è gratis. Non parlo di abbonamenti, ma di energia. I data center macinano dati, i server scaldano, l’elettricità scorre. Ogni generazione inutile è uno spreco di risorse ambientali. Dobbiamo chiederci: è necessario generare cento versioni di un gattino che mangia la pizza? Usiamo questa tecnologia potentissima, ma usiamola con consapevolezza e parsimonia.

Il futuro delle professioni: l’IA ci ruberà il lavoro?

La domanda da un milione di dollari: un cliente potrà fare a meno dell’architetto usando l’S25 Ultra? La mia risposta è: sì, ma solo dell’architetto mediocre. Si taglieranno le figure professionali meno qualificate. Ma il vero professionista, quello che possiede il “fattore umano”, sarà sempre un passo avanti.

L’IA si basa su milioni di dati già esistenti. La genialità umana, l’intuizione, la capacità di trovare una soluzione mai pensata prima che esula dagli schemi statistici, è qualcosa che (per ora) la macchina non ha. È un’evoluzione naturale: come i maniscalchi sono diminuiti con l’avvento dell’automobile lasciando spazio ai meccanici e agli ingegneri, così noi dovremo evolvere. Non dobbiamo competere con l’IA sulla forza bruta di calcolo, ma sulla creatività e sull’empatia.

Conclusioni: atrofia o evoluzione?

L’uso massiccio dell’IA ci atrofizzerà il cervello? È un rischio reale. Io stesso ammetto che, a forza di usare il navigatore satellitare, non ricordo più le strade come una volta. Ma è anche vero che arrivo a destinazione prima, inquinando meno ed evitando il traffico.

Forse perderemo alcune abilità mnemoniche o tecniche di base, ma spero ne svilupperemo altre legate alla sintesi, alla visione d’insieme e alla gestione complessa. L’importante è non subire passivamente questa tecnologia. Usiamo Gemini, sfruttiamo la Galaxy AI, divertiamoci anche con i video di Natale, ma restiamo vigili. Stiamo alla finestra a guardare dove va il mondo, ma con le mani salde sul volante, pronti a guidare il cambiamento e non a esserne investiti.