DYSON V16 Piston 899€ vs. DREAME V30 479€ RECENSIONE

C’è un momento perfetto per mettere alla prova un aspirapolvere: quando l’ambiente è un disastro. Ho approfittato di una piccola ristrutturazione nel mio ex studio — tra impianto elettrico rifatto, buchi nel muro e cavi ovunque — per creare il campo di battaglia ideale.

I contendenti? Da una parte il colosso consolidato, la nuova Dyson (modello V16 Piston), dall’altra il top di gamma di casa Dreame, il modello V30. Sulla carta condividono molte affinità: potenza di aspirazione elevata, sensori intelligenti e illuminazione LED per scovare lo sporco. Ma c’è un numero che li separa nettamente: il prezzo. Ballano circa 300 euro di differenza (Dreame si trova in offerta attorno ai 459€, mentre Dyson viaggia sui 750€).

Vale la pena spendere di più? La risposta è emersa chiaramente tra la polvere di gesso e i capelli finti.

Ergonomia e dotazione: le prime differenze

Ancor prima di accenderle, le differenze filosofiche tra i due brand sono evidenti.

  • La base di ricarica: Dreame vince per praticità. Include una base da terra che funge anche da stazione di ricarica. Non serve bucare nulla. Dyson, invece, rimane fedele al supporto da muro: obbliga a usare il trapano. Tuttavia, Dyson ha un asso nella manica: la batteria può essere caricata direttamente staccandola dal corpo macchina, mentre la Dreame si ricarica solo tramite la sua base.
  • Flessibilità: Qui Dreame fa scuola. Il tubo principale ha uno snodo che permette di piegarlo a 90°, facilitando la pulizia sotto i mobili senza spezzarsi la schiena. Dyson offre una struttura rigida tradizionale.
  • Le spazzole: Dreame fornisce due spazzole in confezione (una specifica per tappeti), mentre Dyson ne offre una sola, ma con un design particolare “sdoppiato” anti-groviglio.

La prova sul campo: aspirazione e intelligenza artificiale

Ho diviso la stanza in due settori, entrambi pieni di residui di intonaco, polvere fine e pezzetti di cavi elettrici. Entrambe le scope elettriche offrono tre modalità: Eco, Boost e Automatica. Ho optato per quest’ultima su entrambe.

Dreame V30: precisione chirurgica

La Dreame ha mostrato subito i muscoli. Il display indica le particelle aspirate e il LED cambia colore (da verde ad arancione) in base allo sporco rilevato, regolando la potenza di conseguenza. Ma la vera “genialata” è la spazzola:

  1. Illuminazione: Il LED frontale evidenzia bene la polvere.
  2. Sistema a ghigliottina: Sulla parte frontale c’è una paratia mobile che si abbassa quando tiriamo l’aspirapolvere indietro, così che quando arriviamo contro una parete e ritorniamo indietro non lasciamo detriti proprio lungo il perimetro.
  3. Pulizia a filo muro: Arriva perfettamente al battiscopa, senza lasciare residui.

Dyson: potenza grezza ma qualche intoppo di design

Anche la Dyson vanta un ottimo sensore di particelle (forse il conteggio è persino più preciso) e un laser frontale che, devo ammettere, illumina la polvere meglio del LED della concorrente, creando un contrasto maggiore. Tuttavia, ho riscontrato tre problemi strutturali:

  1. Scorrevolezza: La Dyson risulta più “legnosa”. Le ruote sembrano scorrere peggio sul pavimento e il movimento richiede più forza rispetto alla fluidità della Dreame.
  2. La forma della spazzola: La testa della spazzola non è piatta ma ha una forma a freccia. Questo comporta che, arrivando contro il muro, rimangono due spazi vuoti agli angoli. Per pulire tutto il perimetro bisogna fare un movimento a zig-zag destra-sinistra, decisamente scomodo.
  3. Gestione dei detriti grandi: La spazzola sdoppiata ha una parte in plastica centrale. Quando ho provato ad aspirare un pezzetto di cavo, invece di mangiarlo, lo ha “sputato” in avanti.

Il test dei capelli: il tallone d’Achille

Ho simulato la presenza di animali domestici e capelli lunghi spargendo parrucche e peli sintetici. Qui il divario tecnico si è fatto imbarazzante.

Dyson: Un disastro. I capelli si sono aggrovigliati istantaneamente attorno ai rulli. La macchina si è bloccata. Ho dovuto insistere, scuotere e passare alla modalità Turbo per riuscire, con molta fatica, a farli entrare nel serbatoio. E anche dopo, smontando la spazzola, ho trovato in giro per casa una palla di capelli avvolti che non erano stati aspirati.

Dreame: Un successo totale. Grazie alla tecnologia di taglio integrata nella spazzola, i capelli sono stati aspirati in un solo passaggio, triturati e depositati nel serbatoio senza alcun groviglio sui rulli. Per chi ha animali in casa, questa è una killer feature.

Manutenzione e svuotamento: dove Dyson recupera (in parte)

Se sul pavimento la Dreame ha dominato, nella fase di svuotamento la Dyson mostra ancora perché è stata leader per anni.

  • Sistema Dyson: Ha un meccanismo a leva (lo stantuffo rosso) che non solo apre il serbatoio, ma spinge fisicamente giù lo sporco, raschiando il filtro in metallo. Inoltre, permette di compattare la polvere durante l’uso per svuotarlo meno spesso. È un sistema più igienico che permette di non toccare mai lo sporco.
  • Sistema Dreame: Più tradizionale e un po’ più scomodo. Bisogna staccare il serbatoio o aprirlo sopra il cestino, e spesso è necessario intervenire manualmente per togliere i ciuffi di polvere incastrati.

Va detto, però, che per questa fascia di prezzo e nel 2025, entrambi i marchi avrebbero dovuto osare di più. Manca su entrambi (in queste configurazioni base) una stazione di svuotamento automatico, funzionalità ormai presente su molti competitor e persino su modelli Samsung o Dreame di altra serie.

Verdetto finale: il sorpasso è avvenuto?

Dopo averle provate entrambe tra calcinacci, trapani in azione e tappeti di capelli, la conclusione è piuttosto netta.

Dyson sembra essersi un po’ fermata. Rimane un ottimo prodotto con una luce laser superiore e un sistema di svuotamento migliore, ma soffre di scelte di design discutibili (la spazzola a freccia, la scarsa scorrevolezza) e di un prezzo che oggi appare difficilmente giustificabile rispetto alle prestazioni pure.

La Dreame V30, al contrario, sembra aver ascoltato le esigenze reali degli utenti: Aspira meglio i detriti grossi grazie alla “ghigliottina”, gestisce i capelli in modo impeccabile (zero grovigli). è più maneggevole e snodata, costa quasi 300 euro in meno.

Se dovessi scegliere oggi, il mio voto va alla Dreame. Dyson ha inventato il settore ciclonico senza filo, ma in questo momento gli “allievi” hanno superato il maestro, offrendo macchine più efficienti a un costo inferiore. Se avete un robot aspirapolvere per la manutenzione quotidiana e cercate una scopa elettrica per le rifiniture o gli imprevisti, risparmiate quei 300 euro e andate sul sicuro.