È difficile raccontare in poche parole l’esperienza vissuta con Igor Fiorini e la sua esplorazione nel cuore sonoro di un’automobile. Perché ciò che apparentemente potrebbe sembrare solo un impianto stereo, in realtà si trasforma in uno strumento musicale vero e proprio, capace di risvegliare emozioni, vibrazioni, risonanze. Con due semplici casse, e un impianto progettato con rigore e passione, Igor ci ha fatto vivere una scena sonora tridimensionale, fatta di suoni che sembravano arrivare da ogni direzione: destra, sinistra, centro, perfino da dietro. Ma per capire fino in fondo questa magia, bisogna fare un passo indietro.
Igor Fiorini: quando la musica incontra la materia
Igor Fiorini è un artista laureato in composizione e flauto, ha poi studiato musica elettronica, un percorso che l’ha condotto verso la registrazione e infine alla sintesi di due mondi apparentemente lontani: musica e tecnologia. La sua è una ricerca trentennale sulla relazione tra suono, cultura e innovazione. Ha lavorato con la RAI, Sony, Deutsche Grammophon, Decca, l’Accademia di Santa Cecilia e l’Auditorium Parco della Musica. Ma soprattutto ha creato, in vent’anni di lavoro, un ambiente di ascolto unico nel suo genere.
La multidisciplinarità è uno dei suoi tratti distintivi. Igor non si limita a progettare o suonare: costruisce fisicamente lo spazio dell’ascolto. I pannelli della sua sala sono “accordati” come strumenti musicali, realizzati artigianalmente e trattati come tavole armoniche, analoghe a quelle di un pianoforte o di un violino. Non c’è spazio per la produzione industriale o automatizzata: il suono richiede sensibilità, orecchio, competenza. E, come Igor afferma con decisione, “non puoi dire a una CNC: fammi un violino”.
Da questa filosofia nasce il metodo MANS, acronimo di Measurement Audio Natural Sound. Un sistema che prende in considerazione la complessità reale della musica, fatta di armoniche, frequenze basse, medie e alte. Un oggetto che riproduce musica può essere davvero messo alla prova solo dalla musica stessa.
Un incontro “naturale” con Mazda
Non è un caso se Igor guida una Mazda. In realtà lo era, almeno all’inizio. L’ha acquistata senza sapere che, qualche tempo dopo, sarebbe stato invitato proprio da Mazda a esplorare la cura con cui il marchio giapponese progetta i suoi impianti audio. Ma il legame è profondo e quasi inevitabile: da amante dell’artigianato e delle cose fatte bene, Igor ha sempre sentito una certa affinità con la filosofia costruttiva giapponese. E in Mazda ha ritrovato quella stessa cura che contraddistingue il lavoro degli artigiani italiani e giapponesi, due culture che rappresentano oggi l’eccellenza nella manifattura e nell’attenzione al dettaglio.
Proprio per questo, smontare una Mazda insieme a Claudio Di Benedetto, responsabile marketing del brand, è stata un’esperienza rivelatrice. Non solo ha potuto verificare con mano la qualità costruttiva del veicolo, ma ha scoperto che ogni elemento, lamiera, portiera, alloggiamento, è stato pensato anche in funzione della resa acustica.
L’auto come strumento musicale
Per chi vive di vibrazioni, ogni superficie può essere una fonte sonora. Igor ha toccato le lamiere dell’auto, ascoltato le risonanze, percepito le vibrazioni. E ha capito che Mazda ha progettato l’auto come se fosse uno strumento musicale. Le curvature delle lamiere non sono solo funzionali alla rigidità strutturale, ma pensate per creare nicchie di risonanza che migliorano la resa dei trasduttori. Come lui stesso racconta, ha trovato elementi sagomati ad hoc, pensati per prolungare ed enfatizzare la risposta acustica degli altoparlanti.
Un esempio su tutti: il tweeter, solitamente posizionato sul montante A (quindi esposto alle vibrazioni della carrozzeria), in questo caso è montato su un supporto cedevole, capace di disaccoppiarlo dalle vibrazioni e garantire un’immagine sonora nitida e precisa. Una soluzione semplice, ma estremamente efficace.
Un altro elemento sorprendente riguarda i midrange. Smontando il pannello porta, si scopre che non si tratta di una superficie piatta o casuale, ma la lamiera è sagomata per creare una vera e propria cassa acustica. La portiera, di solito progettata per assorbire urti e vibrazioni, è qui pensata anche per ospitare e amplificare le frequenze medie.
Il woofer, invece, non si trova nella consueta posizione centrale, ma in un angolo strategico fuori dalla portiera, leggermente più avanti in una cavità da 5 litri creata appositamente per favorire la propagazione di bassi profondi e non distorti.
Ultimo, ma non per importanza, il subwoofer posteriore. Non è solo un diffusore di bassi: è tarato sulle stesse frequenze di taglio dei woofer anteriori, lavora in sinergia con loro e restituisce un suono pieno, coerente, mai invadente. La sua posizione è stata scelta per aumentare la densità sonora senza generare fastidiosi rimbombi. Igor, semplicemente appoggiando una mano su una superficie dell’auto, ha percepito l’accuratezza con cui tutto è stato disaccoppiato dalla carrozzeria, evitando la trasmissione indesiderata di vibrazioni.
Ingegneria e passione: la filosofia Mazda
Dietro questo lavoro c’è la passione di un ingegnere giapponese di Hiroshima, che ha voluto diventare ingegnere audio e che ha una sala d’ascolto simile a quella di Igor. A lui è stato dato il potere, e la responsabilità, di modificare le specifiche progettuali dell’auto per adattarle alle esigenze acustiche. Di solito, chi progetta l’impianto audio si adatta a una carrozzeria già definita. Mazda, invece, costruendo tutto in casa, permette ai suoi ingegneri di lavorare in parallelo: chi si occupa delle portiere collabora con chi studia il suono, chi disegna i parafanghi tiene conto delle richieste acustiche.
Così, l’abitacolo diventa uno spazio sonoro studiato con la stessa attenzione di una sala da concerto. L’amplificatore da 350 W ha un sistema di alimentazione progettato con la stessa filosofia degli apparecchi audiofili: l’alimentazione è il cuore della qualità sonora, e Mazda non ha lasciato nulla al caso.
Conclusione: quando l’ascolto è un’esperienza totale
L’incontro tra Igor Fiorini e Mazda dimostra che la qualità sonora non è solo una questione di decibel o di altoparlanti costosi. È il frutto di una visione, di una filosofia progettuale che mette al centro l’ascolto come esperienza sensoriale e culturale. È la dimostrazione che tecnologia, arte e artigianato possono coesistere in perfetto equilibrio.
E allora sì, un’auto può suonare. E se è progettata come un violino, può anche emozionare.