Il nuovo ed affascinante Galaxy Ring di Samsung rappresenta un interessante connubio tra tecnologia indossabile e il fascino tradizionale degli anelli. Nell’immaginario collettivo, l’anello è spesso simbolo di potere, appartenenza e legame, e l’introduzione di un anello smart non fa altro che amplificare questo concetto, rendendolo forse ancora più intrigante. Tuttavia, il Galaxy Ring non è solo un accessorio iconico, ma anche una tecnologia nascente che merita un’analisi attenta per capire cosa sia in grado di fare e quanto sia bravo a farlo..
Disponibile in tre colorazioni – nero opaco, argento e dorato – Galaxy Ring è realizzato in titanio, un materiale che garantisce leggerezza e resistenza. La sua forma convessa, con un design leggermente scavato, lo rende secondo me distintivo e personale con tutta la sensoristica posizionata internamente, mantenendo l’estetica esterna pulita e discreta. Tuttavia, lo spessore dell’anello, che raggiunge quasi i 3 mm, può risultare scomodo per chi non è abituato a indossare anelli voluminosi. Personalmente, ho trovato il Galaxy Ring fastidioso in alcune situazioni quotidiane, come lavarsi le mani o fare movimenti che coinvolgono direttamente le dita.
All’interno del Galaxy Ring si nasconde una straordinaria miniaturizzazione tecnologica. Nonostante le dimensioni compatte, l’anello include sensori per il battito cardiaco, SpO2, accelerometro, giroscopio e una batteria che garantisce fino a sei giorni di autonomia. Certo, non dispone di funzioni attive come vibrazione o LED per le notifiche, né di NFC per i pagamenti. Le sue capacità si limitano al monitoraggio di attività come passi, sonno, SpO2 e battito cardiaco, rendendolo più un accessorio passivo piuttosto che uno strumento di interazione attiva.
In termini di precisione, il monitoraggio del sonno è uno dei punti di forza, con rilevazioni accurate sugli orari di sonno, risvegli e la variabilità della frequenza cardiaca durante il riposo. Tra le altre funzioni spicca anche il rilevamento del russamento e la misurazione della temperatura cutanea, anche se quest’ultima potrebbe non essere precisissima, soprattutto considerando la posizione dell’anello sul dito. Un’altra funzione interessante è il punteggio energetico giornaliero, che offre un’analisi sull’energia spesa il giorno precedente. Tuttavia, l’affidabilità del rilevamento automatico degli allenamenti e delle camminate è altalenante: talvolta si attiva correttamente, altre volte no.
Galaxy Ring è compatibile solo con dispositivi Android, con alcune funzionalità aggiuntive disponibili per i dispositivi Samsung. L’interfaccia software è pulita e ben organizzata, e permette di visualizzare dati utili come la frequenza cardiaca, la variabilità della stessa e la temperatura cutanea. Tuttavia, se si utilizza uno smartphone non Samsung, si perdono alcune caratteristiche, come la possibilità di scattare foto o registrare video con un gesto, funzione che ho trovato si interessante, ma ancora poco affidabile, così come le gesture per attivare la fotocamera o le sveglie. In pratica, può succedere che l’anello non reagisca quando desiderato o, al contrario, si attivi in momenti inappropriati.
Il case di ricarica è ben realizzato e ha una batteria integrata in grado di effettuare circa due ricariche complete dell’anello. Il case è dotato di porta USB-C e di un indicatore di stato della carica che segnala il livello della batteria dell’anello, rendendo l’intero processo di ricarica semplice e veloce.
Prezzo e Considerazioni Finali
Il costo del Galaxy Ring, che sul listino è pari a 449 euro, è decisamente elevato, anche se quantomeno va considerato che non richiede abbonamenti mensili o annuali per i servizi di cloud o elaborazione dati. Questo potrebbe rappresentare un vantaggio rispetto ad altri dispositivi simili, ma rimane comunque un prezzo importante da giustificare. L’assenza di funzioni come pagamenti NFC, notifiche o vibrazione potrebbe rendere l’anello poco attraente per chi cerca un dispositivo più completo.
In conclusione, il nuovo Galaxy Ring è affascinante e innovativo, ma potrebbe non rispondere a un’esigenza reale per tutti. Se si è alla ricerca di un dispositivo che monitori principalmente i dati di salute senza la necessità di un orologio al polso, potrebbe avere senso, soprattutto per chi non vuole indossare uno smartwatch durante la notte. Tuttavia, se si possiede già uno smartwatch, il Galaxy Ring rischia di diventare un accessorio ridondante. La decisione finale, quindi, dipende molto dalle preferenze personali e dall’utilizzo specifico che se ne intende fare, spero di provarne presto molti altri in modo da avere più termini di paragone.