Oggi tra le mie mani ho il nuovissimo iPad Pro con chip M5, la vera, grande novità di quest’ultima generazione. Apple me lo ha inviato nella versione da 11 pollici, equipaggiata con il tanto discusso display con nanotexture, e preparatevi, perché su questo faremo un ragionamento approfondito.
A un primo sguardo, potreste pensare che sia cambiato poco: i materiali, la scocca, le dimensioni e lo spessore incredibilmente ridotto sono gli stessi del modello precedente. Ma la vera rivoluzione è sotto il cofano e, soprattutto, sulla superficie del display. Prima di tuffarci nei dettagli tecnici, però, la domanda fondamentale è una: per chi è questo nuovo iPad Pro?
Un grande di potenza: il chip M5 in azione
Parliamoci chiaro: se possedete già un iPad Pro con M4, l’upgrade non è indispensabile. Ma se provenite da un modello più datato, magari un Pro con M1, allora la differenza è abissale. Apple dichiara un aumento del 50% nella potenza di calcolo pura rispetto all’M4, che si traduce in un boost prestazionale di ben 4 volte rispetto al chip M1.
I benchmark puri li lasceremo all’analisi del MacBook Pro con M5, che arriverà a breve. Preferisco mostrarvi la potenza con esempi concreti. Ho installato DaVinci Resolve, il software di video editing che sto iniziando a esplorare per la sua versatilità multipiattaforma. Ho importato una timeline con file in 4K a 60 fps girati direttamente con l’iPhone e l’esperienza è stata sbalorditiva.
Il montaggio è fluido, reattivo, senza il minimo intoppo. Ho applicato una color correction (orrenda, lo ammetto, era solo per stressare il processore) e ho lanciato l’esportazione in H.265. Il rendering di una clip di 12 minuti ha richiesto circa 7 minuti e mezzo. Per darvi un metro di paragone, il mio MacBook Pro con M4 Max, senza color correction, impiega circa 5 minuti. Una potenza mostruosa per un dispositivo così sottile e leggero.
Anche sul fronte gaming, l’iPad Pro M5 non delude. Titoli come Call of Duty girano alla perfezione, senza scatti o incertezze. E la cosa più sorprendente è che, nonostante stesse renderizzando un video in background, il tablet è rimasto appena tiepido nella parte superiore. Un’ottima gestione termica che, unita a una batteria che garantisce 8-9 ore di uso normalizzato, lo rende un compagno di lavoro affidabile per un’intera giornata.
Il dilemma del display: Lucido vs Nano-Texture, la mia scelta definitiva
Ed eccoci al punto che, per me, rappresenta la vera svolta: il display con nanotexture. Ho qui con me anche la versione precedente con schermo lucido e il confronto è impietoso.
Non è solo una questione di riflessi. Certo, con le tante luci del mio studio, sul display opaco le immagini rimangono perfettamente visibili, mentre su quello lucido sono un disturbo costante. Questo lo rende ideale per chi lavora in mobilità, all’aperto o in ambienti con un’illuminazione non controllata. Ma i vantaggi non finiscono qui.
- Meno impronte: Dopo averli puliti entrambi, il display lucido si è riempito di ditate in pochi minuti, quello opaco è rimasto quasi immacolato.
- Feeling di scrittura superiore: Usare l’Apple Pencil su questo schermo è un’esperienza completamente diversa. La leggera frizione della superficie opaca restituisce un feedback tattile e sonoro simile a quello della carta. Scrivere e prendere appunti diventa un piacere.
Sono diventato un vero “drogato” di schermi opachi. Il mio Remarkable è opaco, il mio MacBook Pro da 14 pollici l’ho acquistato appositamente con il display nano-texture e non me ne sono mai pentito. Mi rendo conto che a fine giornata i miei occhi sono molto meno affaticati.
Per chi è uno svantaggio? Forse per un fotografo professionista che esige la massima fedeltà cromatica, anche se onestamente non ho notato differenze drammatiche. Oppure per chi guarda film e serie TV principalmente in ambienti bui, dove il display lucido potrebbe offrire una definizione percepita leggermente superiore (non pensate comunque che il display nanotexture faccia sembrare lo schermo sfocato e con la grana come mettere una semplice pellicola opaca, è comunque anni luce migliore), ma per il restante 90% degli utenti, credo che il nano-texture sia un plus irrinunciabile.
iPadOS 26: luci e ombre di un sistema operativo a due facce
Con iPadOS 26, Apple ha introdotto una funzione attesissima: il Multi-Windows. Finalmente possiamo affiancare più finestre, ridimensionarle e trascinare contenuti da un’app all’altra con un semplice drag-and-drop. L’ho trovato estremamente utile in alcuni contesti, come quando dovevo copiare e incollare dati tra documenti diversi.
Tuttavia, nell’uso quotidiano su questo modello da 11 pollici, mi sono ritrovato spesso a preferire la classica visualizzazione a schermo intero. È comunque un’ottima aggiunta che aumenta la versatilità del dispositivo.
Purtroppo, però, rimane il solito, cervellotico tallone d’Achille: la gestione dei file. Cara Apple, hai fatto 30 con il multitasking, perché non fai 31 con il file system? Vi faccio un esempio pratico. Ho registrato dei video con l’iPhone e volevo montarli su DaVinci Resolve. L’opzione più logica sarebbe importare i file direttamente dalla libreria “Foto”. Invece no. Devo prima aprire l’app Foto, selezionare il video, “Salvarlo su File” (un file che è già un file!), attendere che venga duplicato, e solo a quel punto posso importarlo nel mio progetto di video editing. Sono questi piccoli, inutili passaggi a frenare l’iPad dal diventare un vero sostituto del computer.
A chi si rivolge davvero iPad Pro M5? Prezzi e Configurazioni
Il nome “Pro” non è casuale. Questo è uno strumento di lavoro, e come tale va considerato. Apple ha fatto una scelta precisa: le versioni “base” da 256 GB e 512 GB non solo hanno meno RAM (12 GB contro i 16 GB dei tagli superiori), ma anche un processore con 9 core invece di 10 e, soprattutto, non possono essere configurate con il display nano-texture.
Questo spinge chiaramente il professionista verso i modelli più costosi. Un iPad Pro da 13 pollici da 1 TB con nano-texture, connettività Cellular, Magic Keyboard e Apple Pencil supera agilmente i 3.000 €. Una cifra enorme, ma che un professionista (un illustratore, un musicista, un architetto) può ammortizzare come strumento che genera reddito.
11 o 13 pollici? Per un uso prettamente lavorativo, il 13 pollici è imbattibile. L’area di lavoro è immensa, perfetta per il disegno, per prendere appunti e per sfruttare al meglio il Multi-Windows. L’11 pollici è più portatile, ma per un utilizzo più leggero e multimediale, forse un iPad Air o un modello base rappresenta una scelta più equilibrata e sensata.
Verdetto Finale: vale la pena l’upgrade?
L’iPad Pro M5 è una macchina straordinaria. È incredibilmente potente, versatile e, con il display nano-texture, risolve uno dei più grandi fastidi dell’uso in mobilità. Rimane un dispositivo “diverso” da un Mac, non un suo sostituto, principalmente a causa di un sistema operativo che, pur migliorando, conserva limiti frustranti nella gestione dei file.
Lo consiglio? Assolutamente sì, ma a patto che ne abbiate un reale bisogno professionale. Se il vostro lavoro può beneficiare delle sue caratteristiche uniche e provenite da un iPad con chip M1 o precedente, il salto generazionale vi lascerà a bocca aperta. Se invece possedete già un M2 o un M4, potete tranquillamente attendere il prossimo giro.
È un prodotto di nicchia, un gioiello di tecnologia che dà il meglio di sé nelle mani giuste.



