Il mondo della telefonia mobile vive spesso di momenti di stanca, ma ogni tanto arriva un prodotto capace di scuotere le acque. È il caso del Huawei Mate XT Ultimate, il primo smartphone “Trifold” (a tripla piega) che abbia avuto modo di toccare con mano.
Si tratta di un dispositivo che, per ora, resta confinato entro i confini cinesi, e proprio per questo motivo non posso parlarne come di una recensione definitiva. È piuttosto una “presa di contatto” con una tecnologia che potrebbe anticipare il futuro o rivelarsi un vicolo cieco. Genialata o follia? Cerchiamo di capirlo analizzando ogni dettaglio, dal design all’esperienza d’uso quotidiana.
Un design che sfida la fisica (e lo spessore)
A dispositivo chiuso, il Mate XT si presenta con un retro in pelle vegana elegante e un comparto fotografico che, sorprendentemente, sporge meno di quanto ci si aspetterebbe. La vera magia ingegneristica sta però nello spessore: parliamo di 12,8 mm totali quando è chiuso.
Sembra tanto, ma considerate che questo valore è la somma di tre sezioni spesse appena 4 mm l’una. Huawei ha lavorato ai limiti della fisica: la porta USB-C posizionata in basso è letteralmente l’elemento che impedisce al device di essere ancora più sottile. Semplicemente, il connettore non ci starebbe.
Ecco come è distribuito l’hardware lungo il telaio:
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Pulsanti: Il sensore di impronte è laterale, integrato nel tasto di accensione (molto veloce), accompagnato dal bilanciere del volume.
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Audio e sensori: Troviamo un doppio altoparlante (uno sul primo “foglio”, uno sull’ultimo), microfoni e persino un emettitore a infrarossi.
Il tallone d’Achille: la fragilità del display
Se il meccanismo della cerniera è indubbiamente ingegnerizzato in modo magistrale, il form factor porta con sé un problema strutturale non indifferente. A differenza dei pieghevoli a libro tradizionali, dove lo schermo flessibile è protetto all’interno, qui una parte del display plastico rimane sempre esposta all’esterno, anche da chiuso.
Questo comporta rischi enormi per la durata nel tempo. Il pannello foldable ha una resistenza ai graffi decisamente inferiore rispetto al vetro. L’unità che abbiamo testato, arrivata direttamente da Huawei, presentava già dei graffi visibili sulla parte esterna. Non è un difetto di fabbrica, ma la normale usura derivante dal metterlo in tasca o in borsa.
La criticità maggiore sta nell’impossibilità di applicare un classico vetrino protettivo, dato che andrebbe a coprire l’intero pannello impedendo il movimento, e la pellicola in plastica pre-applicata non basta a garantire serenità d’uso.
L’effetto wow: 10,2 pollici in tasca
Nonostante i dubbi sulla resistenza, quando si apre completamente il Mate XT, ogni perplessità lascia spazio allo stupore. Ci troviamo di fronte a una diagonale da 10,2 pollici.
Guardare un video su YouTube o fruire di contenuti multimediali su questa superficie è un’esperienza appagante, molto più vicina a quella di un tablet che a quella di uno smartphone. La luminosità è ottima, anche se va segnalato che il refresh rate si ferma a 90 Hz invece dei canonici 120 Hz ormai standard nella fascia alta.
Le modalità di utilizzo intermedie
Il dispositivo non è solo “chiuso” o “aperto”. Esiste una via di mezzo, che si ottiene aprendo solo la parte sinistra (attenzione: se provate ad aprire prima la destra, il software vi avviserà dell’errore).
In questa configurazione otteniamo uno schermo da 7,9 pollici con un aspetto più quadrato. È un formato ideale per:
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Consultare la posta elettronica.
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Gestire documenti di lavoro.
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Il multitasking puro.
Meno adatto, invece, per i social come Instagram o per i video, che in questo formato risultano sacrificati. Va notato che la trasformazione da due a tre schermi non è fluidissima: la cerniera è rigida e la presa sulla parte sinistra rimanente è minima, rendendo l’apertura completa un gesto che richiede un po’ di forza e attenzione.
Software ed ecosistema: vivere senza Google (o quasi)
A bordo troviamo la EMUI 14.2 (basata su HarmonyOS nella versione cinese). Pur trattandosi di una ROM non definitiva e destinata al pubblico asiatico, il sistema gira fluido.
Come ormai noto, mancano i servizi Google nativi, ma nel 2025 questo non è più un ostacolo insormontabile. Grazie a strumenti come Aurora Store (un client che specchia il Play Store) o GBox, è possibile scaricare e utilizzare quasi tutte le app occidentali: Facebook, Instagram, WhatsApp funzionano senza problemi. L’esperienza multitasking è quella solita, ottima, a cui Huawei e Honor ci hanno abituato.
Fotocamere e creatività
Il form factor “Trifold” apre scenari interessanti anche per la fotografia. Sebbene esista una fotocamera anteriore incastonata nel display, la vera chicca è poter utilizzare il comparto fotografico principale per i selfie e i vlog.
Aprendo il telefono e ruotandolo, si può sfruttare lo schermo posteriore come mirino. Questo permette di registrarsi o scattare autoritratti con la qualità dei sensori posteriori, guardandosi in tempo reale. Una funzione comodissima per i content creator, nonostante la gesture per attivare questa modalità e l’apertura del terzo schermo richiedano una certa manualità non sempre immediata.
Conclusioni: innovazione o azzardo?
Dopo questa prova, il Huawei Mate XT Ultimate ci lascia con un grande punto di domanda. Sicuramente è un trionfo della ricerca tecnologica: Huawei ha avuto il coraggio di commercializzare qualcosa che finora avevamo visto solo nei film di fantascienza o come prototipo inaccessibile.
Tuttavia, i compromessi sono ancora pesanti:
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Peso e ingombro: Quasi 300 grammi in tasca si sentono tutti.
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Fragilità: Avere uno schermo in plastica costantemente esposto è un rischio enorme per un dispositivo che, al cambio attuale in Cina, costa circa 1600 euro.
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La piega: Essendoci due cerniere, le pieghe visibili raddoppiano e, in questa versione, sembrano persino più marcate rispetto ad altri pieghevoli moderni.
Una riflessione sul passato per il futuro
Mentre testavamo il Mate XT, ci è tornato in mente il Microsoft Surface Duo (o il vecchio ZTE Axon M). Quei dispositivi avevano due schermi in vetro separati che si chiudevano a libro. Certo, c’era la linea di separazione nel mezzo, ma offrivano la resistenza del vetro e zero problemi di pieghe o graffi su plastica morbida.
Forse la soluzione definitiva per un trifold resistente e sottile potrebbe risiedere in un ritorno a quella filosofia, magari con bordi ridotti al minimo, piuttosto che insistere su pannelli flessibili ma delicati?
In ogni caso, complimenti a Huawei per aver osato. Restiamo in attesa di capire se e quando questa tecnologia arriverà in Europa e, soprattutto, se riuscirà a evolversi superando i suoi attuali limiti fisici.