Sono passati dieci anni esatti dall’apertura di questo blog. Un decennio di recensioni, di evoluzioni tecnologiche e di “pagelle” di fine anno. Per celebrare questo traguardo, e l’evento speciale organizzato insieme alla community e a Mocho, quest’anno cambiamo le regole del gioco: niente ordine alfabetico classico. Si parte dalla fine, dalla Z, per risalire fino alla A.
Il 2025 è stato un anno di transizione per il panorama mobile, tra conferme, qualche delusione e l’intelligenza artificiale che cerca ancora la sua vera dimensione. Ecco i miei voti ai principali produttori, letti (letteralmente) attraverso le lenti dei nuovi smart glasses in prova che fungono da teleprompter.
Xiaomi: voto 7
Il colosso cinese guadagna mezzo punto rispetto alla scorsa stagione. Il merito va quasi interamente alla nuova Hyper OS3. Sebbene il design dei dispositivi non abbia subito stravolgimenti radicali, il software ha raggiunto finalmente un livello di affidabilità degno di nota, eliminando gran parte di quei bug che affliggevano le versioni precedenti.
Molto bene l’autonomia e la gestione energetica, un punto di forza che si estende a tutto l’ecosistema, o come lo definiscono loro, l’ecosistema “Human x Car x Home”.
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Il punto critico: Il vizio di posizionare i prezzi di lancio a cifre stellari rimane.
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La strategia: Xiaomi mitiga il costo iniziale riempiendo l’utente di bundle: televisori, biciclette, accessori. Una politica commerciale aggressiva che anche il sub-brand Redmi sta iniziando a copiare.
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Prospettive: L’ecosistema è solido e l’integrazione con le auto (in arrivo tra un anno) promette scintille.
Vivo: voto 7,5
Vivo si conferma una certezza, soprattutto per chi cerca l’eccellenza fotografica. Il modello X300 Pro è, senza troppi giri di parole, il miglior cameraphone dell’anno (se escludiamo Huawei per le note vicende dei servizi Google).
L’interfaccia utente, pur essendo estremamente affidabile e fluida, risulta ancora un po’ piatta graficamente, ma ha il grande pregio di essere la “meno cinese” tra le UI orientali, adattandosi bene ai gusti occidentali. Ottima anche la gamma media e la serie Lite. Nota dolente: I prezzi sono altissimi. Il consiglio è di puntare sull’acquisto rateale o attendere il fisiologico calo, perché a prezzo pieno sono impegnativi.
Samsung: voto 8
Il gigante coreano ha trovato la sua quadra e viaggia con il pilota automatico. Non ci sono stati stravolgimenti nel 2025, ma un lavoro certosino di affinamento. Finalmente i pieghevoli, Fold e Flip, sono diventati sottili, risolvendo uno dei principali difetti storici della categoria.
C’è grande attesa per la serie S26 prevista per febbraio 2026, ma la vera sfida per Samsung non sarà tanto sulla velocità di ricarica (ormai un parametro secondario), quanto sulle nuove chimiche delle batterie per aumentare la densità energetica.
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Software: La One UI rimane ricchissima, forse troppo, ma l’ecosistema SmartThings è ormai un punto di riferimento imprescindibile.
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Il grande assente: Il Trifold visto a Dubai non arriverà in Italia. Genialata o esercizio di stile inutile? Ai posteri l’ardua sentenza.
Realme: voto 7,5
La parola d’ordine per Realme è “concretezza”. Il GT8 Pro si è distinto per un design originale (l’unico con scocca “intercambiabile”) e per aver ereditato l’ottima suite di intelligenza artificiale di OPPO.
È un brand che offre affidabilità, ma attenzione al portafoglio: i listini sono lievitati. Un Realme a 1000 euro perde il suo senso logico; questi dispositivi vanno acquistati sfruttando le offerte lancio, dove il rapporto qualità-prezzo torna a essere imbattibile.
Poco: voto 8
La vera sorpresa per chi cerca prestazioni e multimedialità senza svenarsi. Il Poco F8 Ultra è una macchina da guerra: audio potente (ha praticamente un subwoofer integrato), fotocamere che non temono il confronto con i top di gamma più blasonati e la nuova Hyper OS3 che gira fluida. Essendo “parente stretta” di Xiaomi, ne condivide i pregi software ma rinuncia ai bundle esagerati per mantenere il prezzo basso. Promosso a pieni voti.
Oppo: voto 7,5
Oppo si posiziona un gradino sopra la concorrenza diretta per quanto riguarda la qualità fotografica a parità di prezzo. I dispositivi sono piacevoli da usare, ben costruiti e con un software ormai maturo. Il problema ricorrente rimane il posizionamento prezzo al lancio: molto alto e, a differenza di altri brand, fatica a scendere rapidamente nel tempo. Resta comunque una scelta solida per l’utente medio che cerca qualità senza troppi pensieri.
OnePlus: voto 6,5
Qui il giudizio si fa, con mio grande dispiacere, “agrodolce”. Da fan della prima ora, vedere OnePlus in questa fase di stallo fa male. Il brand sembra aver smarrito la sua identità “Never Settle”.
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Rispetto a OPPO, ha lo stesso software ma fa foto peggiori.
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Rispetto ai nuovi player come Nothing, ha perso lo scettro del rapporto qualità-prezzo e del fattore “cool”. Il OnePlus 15 è un bel telefono, ma a 1000 euro, con fotocamere inferiori ai competitor, fatico a trovargli un senso logico. È diventato un sotto-brand senza una vera specificità.
Nothing e CMF: voto 8
Ecco chi ha preso il posto della vecchia OnePlus nel cuore degli appassionati. Nothing e il suo sub-brand CMF portano a casa un ottimo voto grazie a idee originali, design ricercato (sia hardware che software) e una coerenza stilistica rara. Per chi vuole risparmiare ma avere un telefono che funziona bene, è bello da vedere e privo di bloatware, oggi la risposta è Nothing. Bravi.
Motorola: voto 7
Motorola rimane nel mio cuore, ma quest’anno perde mezzo punto. Il motivo? La “Lenovizzazione” del software. L’interfaccia, storicamente pulita e quasi stock, ha iniziato a riempirsi di aggiunte non richieste e setup iniziali che spingono all’installazione di app inutili. Le funzioni AI (Moto AI) sono sottotono e l’integrazione di Gemini rende le soluzioni proprietarie quasi superflue. Tuttavia, i prezzi (dopo qualche mese dal lancio) sono ottimi e l’azienda continua a sperimentare con materiali, colori Pantone e persino la profumazione delle scatole. Resta una validissima alternativa.
Honor: voto 7,5
Honor recupera terreno grazie a dispositivi solidi come la serie 400 e il pieghevole V5. Il brand sta lavorando molto bene anche sul supporto software e sugli aggiornamenti, un’area dove in passato zoppicava. Le aspettative per il 2026 sono altissime, con un Magic 8 Pro che promette di alzare l’asticella e l’arrivo (forse) di un modello Flip. Un brand in ascesa costante.
Google: voto 8
Il paradosso di Google. Se dovessi votare solo il software, darei 9,5: i Pixel sono gli Android più piacevoli da utilizzare in assoluto. Tuttavia, l’hardware continua a rincorrere, specialmente lato processore e autonomia. Il mio consiglio per quest’anno è netto: non comprate i modelli Pro, comprate la serie A. L’esperienza d’uso è identica, la velocità è ottima anche nel lungo periodo, ma costano nettamente meno. I top di gamma Pixel soffrono ancora il confronto prestazionale con la concorrenza, ma nell’uso quotidiano si fanno perdonare tutto grazie all’intelligenza del software.
Apple: voto 7,5
Chiudiamo con la A di Apple. Il voto è una media tra due anime contrapposte:
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iPhone 17 liscio (Voto 8,5): È il mix perfetto. Equilibrato, potente, bello e, paradossalmente, quasi economico se confrontato con i rincari del mondo Android.
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iPhone 17 Pro: Un aggiornamento pigro, quasi un downgrade emozionale rispetto al passato. Hanno venduto tantissimo solo grazie alla nuova colorazione arancione, il che la dice lunga sul target di riferimento.
L’ecosistema Apple rimane un porto sicuro imbattibile per i creator (AirPods Pro e integrazione Mac sono ancora su un altro pianeta), ma sul fronte AI sono indietro rispetto a Google e Samsung. Inoltre, il progetto Vision Pro sembra essersi arenato. Un 2025 un po’ piatto per Cupertino.
Menzioni speciali e conclusioni
Non posso chiudere senza citare due outsider:
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Huawei: Il Pura 80 Ultra scatta foto incredibili, le migliori in assoluto. Tuttavia, a 1499 euro e senza servizi Google, rimane un prodotto per una nicchia di puristi della fotografia.
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ZTE Nubia Red Magic: Rapporto qualità-prezzo assurdo e l’unicità della fotocamera sotto al display. Meriterebbero più spazio, forse dal prossimo anno entreranno in classifica ufficiale.
La giornata si è conclusa con un’asta di beneficenza incredibile: abbiamo raccolto oltre 1700 euro, che arrotonderò a 2000, per Save the Children. Un grazie speciale va a tutta la community che mi segue da dieci anni e che rende possibile tutto questo.
Fatemi sapere nei commenti se siete d’accordo con questi voti. Ci vediamo nel 2026!