Cos’è una CRIPTOVALUTA e CHE TASSE CI PAGO?

Cos’è una criptovaluta? Perché se ne parla tanto? A quali rischi si va incontro investendoci? In questo secondo video con Bitpanda, che nel frattempo ha lanciato una nuova promozione ed ha aggiunto nuove cripto e nuove azioni su cui investire, ho deciso di partire dalle basi e per farlo mi sono rivolto a degli esperti che oggi ci aiuteranno a capire queste ed altre domande. Arriveremo fino alla fiscalità e come si gestiscono le cripto nella dichiarazione dei redditi.

Criptovalute – Le Basi

Per trattare delle basi sulle cripto ho deciso di rivolgere delle domande a Luca Boiardi, un esperto, quindi partiamo subito.

Cos’è una criptovaluta?

Una criptovaluta è un’unità di valore digitale che ha la particolarità di essere “transata” su quello che chiamano il “registro distribuito”. Immaginate un database distribuito su una moltitudine di nodi che si chiama blockchain. Le caratteristiche che ha sono la decentralizzazione, avendo appunto questo database distribuito su vari nodi non si dipende da uno o pochi nodi e anche se qualcuno dovesse non funzionare tranquillamente si va avanti ad utilizzarla, la trasparenza totale, perché chiunque in qualsiasi momento può guardare lo storico di tutte le transazioni dall’origine a oggi sulla blockchain, ed infine l’immutabilità. Una transazione una volta finalizzata, grazie a quelli che sono gli algoritmi di sicurezza della blockchain in questione, non può più essere cambiata e questi quindi sono i fondamenti per creare un sistema di transazione e anche custodia e gestione del valore che sia assolutamente sicuro e con cui nessuno può interferire né censurare.

Perché si parla così tanto di criptovalute e perché può avere senso considerarla in una strategia di investimento diversificata?

Se ne parla così tanto probabilmente perché il prezzo ha fatto 100X ed infatti quella è davvero l’ultima cosa che si deve guardare se non ci si vuole fare male ma alla fine l’interesse è sempre guidato dal prezzo quindi più il prezzo sale più le persone ne parlano, quando scende tipo in questo periodo un po’ statico del mercato se ne parla molto meno.

Aldilà di questo io credo tantissimo nel loro valore fondamentale in quanto poi in realtà ci sarebbe da fare la distinzione tra bitcoin e le altre criptovalute, ognuna delle quali ha degli scopi specifici. Io vedo che l’adozione di fatto sta crescendo continuamente, sembra esserci una maggiore integrazione sia lato commercianti che lato istituzioni, che le vedono come una nuova asset class. I casi d’uso aumentano, la maturità del mercato aumenta e quindi siamo arrivati a un livello in cui non è più secondo me quella “scommessina” dove speri che salga e faccia il botto, questo magari vale ancora per alcune criptovalute piccole, ma è ovvio che non metto lì tutto il mio capitale. Ragionando da investitore bisogna pensare a quella che è la propria tolleranza al rischio ed in base a quello scegliere in quali criptovalute investire e se limitare il capitale a pochi punti percentuali o magari anche a qualcosina in più. Ovvio è che fare all-in in solo cripto potrebbe tradursi nell’essere sopra del 30% domani e sotto del 40 dopodomani.

Si corrono dei rischi investendo in criptovalute?

Ci sono diverse categorie di rischi. Prendiamo i rischi legati alla custodia, ad esempio se qualcuno decide di fare quella che si chiama self cast, quindi scaricarsi un wallet gestirsi le sue chiavi private e avere tutta la responsabilità dei fondi, questo massimizza appunto la responsabilità e non è assolutamente cosa per tutti. Poi ci sono rischi legati, come abbiamo detto prima, alla volatilità. Si sa bitcoin, e le altre criptovalute ancor di più, salgono e scendono molto repentinamente. Poi ci sono rischi legati alla piattaforma che si utilizza, quindi quando vado a comprare e vendere devo scegliere un exchange innanzitutto affidabile e regolamentato e fortunatamente ce ne sono, quindi anche lì possiamo star tranquilli, è il caso di Bitpanda ad esempio. Diciamo che se sono un neofita e non voglio farmi carico di tutta la custodia posso affidarmi a una piattaforma che so che appunto opera in maniera sicura e secondo delle specifiche di sicurezza elevate e in compliance con quelle che sono le normative. Questo secondo me è anche importante sottolinearlo.

Cos’è lo staking?

Lo staking è un’azione che si fa con le proprie criptovalute mettendole appunto in staking che significa “posta in gioco” e diciamo una posta in gioco che tu utilizzi come deposito per fare da “validatore” su una di queste blockchain. In sostanza partecipi alla sicurezza di questa blockchain, cioè aiuti a validare le transazioni e a creare i nuovi blocchi. Le unità minime del database che vanno concatenandosi. Questo ti ricompensa, perché altrimenti non lo farebbe nessuno. Tu partecipi alla sicurezza della blockchain e lei ti premia generando nuove criptovalute. Questo però non avviene sul bitcoin, che ha il mining, avviene su altre criptovalute che si definiscono “Proof of Stakes” (PoS). In cambio la blockchain eroga ad ogni blocco una quantità di criptovaluta che va a colui che ha validato il blocco e così di fatto tu ottieni un rendimento a rischio tutto sommato abbastanza basso perché i rischi dello staking sono sono veramente bassi.

Lo staking si può fare sia nativamente, quindi col tuo wallet ma tu devi saperti un po’ muovere, che altrimenti appoggiarti a qualche provider che lo fa per te ti semplifica un po’ alla vita. Ad esempio Bitpanda so che lo fa, tu puoi semplicemente depositare e iniziare a ricevere rendimento tra l’altro ogni settimana era mi pare in maniera continua di solito altrimenti altalenante e non ci sono tempi di vincolo e svincolo cosa che a volte nello staking quindi diciamo che per un principiante forse sarebbe meglio seguire una strada di questo tipo per evitare di fare errori.

Criptovalute – Fiscalità

Ma dopo aver raccontato che cos’è una criptovaluta passiamo ad un altro esperto per spiegarne bene gli aspetti legali e fiscali. Si tratta dell’avvocato e professore Alessandro D’agnino ed ecco le domande che gli ho sottoposto.

Quali sono gli adempimenti fiscali legati ai miei investimenti?

Gli adempimenti fiscali sono sempre di due tipi in Italia ma non solo, adempimenti di tipo dichiarativo e adempimenti relativi al versamento dei tributi che sono indicati nella dichiarazione. Il primo, adempimento dichiarativo, è quello avente progetto la dichiarazione delle plusvalenze eventualmente realizzate in criptovalute nella dichiarazione tributaria che annualmente si presenta nel famoso modello Irpef relativo appunto all’imposta sul reddito delle persone fisiche. C’è un secondo adempimento dichiarativo che è quello della compilazione del quadro RW dello stesso modello Irpef, ma andiamo con ordine. Il primo adempimento dichiarativo attiene alla dichiarazione delle plusvalenze eventualmente realizzate nell’ambito della negoziazione di cripto asset tenuto conto del fatto che se io comprano certo prezzo e lo rivendo ad un prezzo superiore realizzo appunto una plusvalenza cioè un valore di vendita superiore al valore di acquisto e questo evidentemente ha carattere reddituale, quindi il soggetto, l’investitore che ha realizzato questa plusvalenza deve riportare il plusvalore nella dichiarazione dei redditi. Un punto importante che devono conoscere tutti gli investitori sta nel fatto che tra i diversi regimi per dichiarare e pagare le imposte sulle plusvalenze relative ad asset di carattere finanziario, nel caso di cripto asset, oggi può essere unicamente utilizzato il regime cosiddetto dichiarativo, cioè quel regime che obbliga il titolare del reddito, il titolare della plusvalenza, a riportare nella propria dichiarazione dei redditi, in modo per così dire fai da te, la plusvalenza realizzata.

Sostanzialmente quello che bisogna fare all’atto pratico è il download del foglio excel, che può essere scaricato sulla piattaforma che viene utilizzata per le negoziazioni, e portarlo ad un bravo commercialista o comunque un esperto del settore, anche un avvocato fiscalista, un ragioniere, qualcuno che conosca questo mondo e che aiuti il risparmiatore investitore a compilare la dichiarazione dei redditi. Vi sono tante regole dettagliate sulle quali adesso non è possibile approfondire che devono essere applicate.

Questa eventuale plusvalenza, il discorso di andare dal commercialista e fare tutti i relativi conti si applica per qualsiasi importo o per piccoli importi no?

Quando si tratta di valute, quindi criptovalute, non solo i bitcoin ma in generale tutti quei cripto asset che abbiano il carattere della criptovaluta, perché non tutto quello che è cripto è cripto valuta, ci sono i cosiddetti token che sono alla stregua di beni su quelli si applica l’iva, ci sono i currency token appunto quei token crittografici che hanno il carattere della valuta, ci sono i security token che invece hanno il carattere dei prodotti finanziari diversi alla valuta. Quando si tratta di quelle criptovalute che come il Bitcoin e come molte altre vengono utilizzate, vengono concepite come strumenti di pagamento allora abbiamo dobbiamo distinguere se la differenza tra quanto ho comprato e quanto venduto abbia carattere speculativo o no. La legge dice che se l’operazione avviene a termine, quindi io prometto di vendere bitcoin fra un anno un prezzo prefissato, allora in questo caso l’operazione si presume avere carattere speculativo, ragion per cui se faccio una plusvalenza devo pagare nel rilevante fiscalmente ai fini reddituali perché è ovvio che lo faccio per fini speculativi. Se invece l’operazione avviene a pronti come si dice nel gergo finanziario cioè io scambio semplicemente una criptovaluta contro un’altra o una valuta fiat cioè una valuta corrente come l’euro verso una criptovaluta allora l’operazione non ha carattere speculativo perché è semplicemente un’attività di cambiavalute, sto facendo una conversione, a meno che però nel mio portafogli nel corso del periodo d’imposta non vi siano valori corrispondenti alla valuta fiat corrente superiori ai 100 milioni delle vecchie lire per almeno sette giorni nell’ultimo esercizio. Se ne ho così tanti da superare questa soglia allora l’eventuale differenziale realizzato al momento dell’operazione diventa tassabile e quindi diventa reddito.

Quali regole devono rispettare le piattaforme di investimento come Bitpanda?

Le piattaforme di criptovalute devono rispettare una serie di regole. Mi sembra che la più importante almeno da menzionare sia quella relativa all’esecuzione degli obblighi antiriciclaggio. Il mondo delle criptovalute non può essere utilizzato al fine di sottrarsi alla trasparenza di fronte alle autorità quindi gli operatori devono osservare gli obblighi AML, si fa riferimento all’antiriciclaggio. Ecco perché gli obblighi AML sono fondamentali. Poi c’è l’obbligo di eseguire il KYC, che sarebbe appunto l’obbligo di conoscere il proprio consumatore. Poi vi sono una serie di altri obblighi in divenire, per esempio sta per essere introdotta in Italia la direttiva MiCA, e sono la prova che a livello europeo c’è una piena e precisa volontà di regolamentare il settore e non di contrastarlo, semplicemente di disciplinarlo affinché possa essere maggiormente sviluppato.

A breve entrerà in vigore la l’obbligo di iscrizione nell’OAM, che è nient’altro che un registro previsto in Italia per gli operatori in mediazione creditizia e per prevenire le frodi dei piccolissimi operatori che magari poi perdono fiducia in tutto questo settore. Bitpanda ha dichiarato di essere pronta all’inscrizione in questo registro dal primo momento in cui sarà istituito.

Quali caratteristiche dovrebbe avere una piattaforma per potersi dire affidabile.

L’affidabilità viene sindacata dal mercato quindi adesso io ho pronunciato in maniera il più possibile obiettiva e parlo in astratto, poi saranno i consumatori a valutare questo. Sicuramente dovendo dare dei criteri se fossi io l’investitore sceglierei le piattaforme più strutturate rispetto  piattaforme meno conosciute o con strutture eccessivamente snelle che non danno certezze, non sappiamo chi ci sta dietro, non sappiamo le facce e direi che come la regola generale bisogna dare denaro o svolgere la propria attività presso coloro che ci mettono la faccia, che investono denaro che hanno una struttura di persone, che ovviamente sono identificati in Italia perché fanno vedere chi sono e dove sono perché hanno qui la sede legale. Anche perché se c’è un problema magari il call center risponde in italiano. Sicuramente Bitpanda è uno dei principali operatori del settore e risponde a queste caratteristiche, poi l’altra cosa importante è che si tratti di soggetti che abbiano un livello di professionalità nell’offerta e cioè che ad esempio offrono la possibilità di estrarre dei dati di investimenti in maniera tale che siano manipolabili, nel senso che li possa lavorare per esempio dandoli al commercialista per la dichiarazione dei redditi. Questo tendenzialmente lo consentono gli operatori più strutturati come Bitpanda ma pian piano diverranno obbligatori.

Un’altra cosa importante che gli operatori siano sottoposti alla direttiva MiFid, che sostanzialmente introduce una serie di obblighi tra cui identificare correttamente e di fornire adeguate informazioni ai propri clienti.

Conclusioni

Infine posso dirvi di avere chiesto anche i vostri pareri, cioè quelli degli utenti che già utilizzano o stanno provando ad utilizzare la piattaforma e non ho ricevuto nessun parere negativo, solo di gente che vuole imparare e che sta utilizzando questa piattaforma per muoversi all’interno di questo nuovo “mondo” digitale.

Spero quindi che questo secondo episodio vi sia stato davvero utile. Sotto vi lascio le istruzioni per ricevere il bonus e la prossima volta magari vi racconterò come sta andando il mio portafoglio e le novità della piattaforma, con la quale io mi trovo bene, al netto dei prezzi che in questo periodo, soprattutto sulle cripto, sono un po’ così.. ma come dicono gli esperti bisogna valutare il rischio e diversificare gli investimenti!

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