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Milano | L’angolo nascosto…..che non sia a caso?

 Pranzo di lavoro, e questo non è un dettaglio da sottovalutare, perchè in questo caso manca un parametro fondamentale: il conto.

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Infatti pranzo all’Angolo nascosto, ristorante davvero nascosto all’angolo di una vietta della periferia nord est milanese, ospite.

La location è come un cocktail che mixa ingredienti improbabili senza riuscire a omogeneizzarli ma creando una specie di Frankenstein. Pavimenti in resina (con ritaglio in vetro a far intravedere la cantina sottostante) e in ceramica, bancone lucido con inserti semitrasparenti, una vetrinetta per il pesce fresco (questo si molto bello alla vista), specialità della casa, macchiata e attaccata alla presa di corrente con una spina posticcia, pareti in stucco rovinato, insomma non il massimo. Molto meglio la sala che da sul giardino. Ho proprio la sensazione che in estate sia tutta un’altra cosa.

La sala dove pranziamo è invece arredata sobriamente ma, anche qui, lo stile è indefinito. Insomma, avrebbe bisogno di un buon architetto…

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Ma l’importante è il cibo. E qui si mangia pesce. L’angolo ci dicono essere uno dei ristoranti preferiti da Antonio Ricci.

Arrivano gli antipasti. Misti, serviti su piatti da portata a disposizione dei commensali. Pesce molto fresco, abbinamenti validi, ma manca il guizzo, l’idea geniale, l’accostamento ardito ma sensato. Ok, ci sono le fragole e i frutti di bosco, i germogli e la menta, ma i vari mix non stupiscono, pur risultando gradevoli al palato.

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Come secondo ci viene servito un branzino davvero buono e ottimamente pulito (non ho trovato nemmeno una spina). Porzione abbondante, forse troppo, impiattamento anni ’80. Ma ho apprezzato la presenza di solo 3 patate al forno e di altra verdura al vapore.

Come predolce ci viene portato un bocconcino DaiDai (e alzi la mano chi non li conosce…..gravissimo!!) e, come dolce, siccome sono un goloso, prendo un tiramisù. Uno dei miei dolci preferiti dove è relativamente semplice misurare il pasticcere.

Arriva una coppa equilibrata, con una crema liscia, aerata il giusto, con il giusto rapporto crema/biscotti/caffè. Insomma, buono.

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Il conto non è basso, me ne rendo conto dando un’occhiata al menù, tradizionale e forse un filo troppo lungo. La forza di questo ristorante è la freschezza del pesce, che c’è e non è assolutamente poco. I piatti sono buoni ma nulla di più… insomma, manca il guizzo.

E poi la location… Ok, ho l’occhio troppo clinico.

Tornerei? No.

DOV’E’ | Milano via Monteggia, 2