In occasione dell’inaugurazione del secondo negozio monomarca dedicato ai droni DJI (il primo è a Roma) ho avuto modo di riprendere in mano lo SPARK, chiacchierare con il responsabile del negozio di Milano e captare le novità, sopratutto nel mondo business, che DJI ci ha raccontato alla festa di apertura.
Parto subito con il ricordarvi che nella recensione il DJI Spark non mi era piaciuto, al contrario del DJI Mavic PRO che avevo trovato ottimo. Ma l’avevo provato out of the box, senza il suo radiocomando, usando lo smartphone per comandarlo. Poi è arrivato il radiocomando, una seconda batteria e la FAMIGERATA modalità FCC. Ed è cambiato tutto!
Ma facciamo un po’ di chiarezza ed andiamo per punti. Con il suo radiocomando la portata viene estesa rispetto l’uso con il solo smartphone. Io, in ambiente con qualche disturbo, sono riuscito ad arrivare fino a circa 100/150 metri di distanza senza problemi di perdita segnale radio ma, già dopo circa 80 metri, il segnale video sullo smartphone ha sempre iniziato a squadrettare e a laggare.
Ho notato come questo sia dovuto anche allo smartphone utilizzato. Molto meglio i dual band WiFi. Con il telecomando aumenta moltissimo la precisione di manovra sul drone che si è rivelato molto più stabile e direzionabile anche con un vento teso. Riassumendo esperienza d’uso decisamente migliorata, portabilità ai massimi livelli e, sopratutto, un peso, delle diimensioni e un’offensività verso le persone molto molto bassa. Riesco a farlo volare indoor senza spaventare, non mi preoccupa eccessivamente se dovesse finire in testa a qualcuno perchè non così offensivo (nei limiti del buon senso ovviamente) come anche un Mavic può esserlo. E le persone lo vedono come un giocattolo. Non si spaventano.
Per i miei viaggi e per i miei esperienziali è perfetto. Meglio del Mavic che pur amo e che funziona comunque decisamente meglio ma…con un peso decisamente maggiore.
E poi è arrivato lo sblocco (non ufficiale e nemmeno legalissimo) della modalità FCC. In rete trovate tutte le guide per farlo. In sostanza si tratta di poter usare le frequenze e le potenze di trasmissione americane per il collegamento radiocomando-drone. Questo estende la portata del comando a circa 2 km (c’è chi è andato anche oltre in assenza di disturbi) e archivia ogni problema di lag video sullo smartphone. Io l’ho testata ma poi sono tornato alla modalità “legale” per ovvi motivi di opportunità.
Intervistato il responsabile del nuovo store inaugurato a Milano ho strappato la dichiarazione che DJI sta comunque lavorando per affinare la modalità “europea” e migliorare la portata. Speriamo. Nel frattempo continuo a ritenere le gesture delle inutilità (a parte il decollo e atterragio in mano) ma ho rivalutato alla grande lo SPARK!