A pochi giorni dall’Inauguration Day che vedrà Joe Biden sostituire l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sembra che quest’ultimo non abbia intenzione di bloccare la sua attività e con una decisione presa giovedì sera ha inserito Xiaomi all’interno di una black list che comporta diverse restrizioni.
C’è da sottolineare subito che questa black list in cui è stata inserita Xiaomi, e altre otto aziende cinesi, non è la stessa in cui fu inserita Huawei e non comporta le stesse conseguenze. Nessun pericolo per i servizi Google sui prodotti Xiaomi, almeno per il momento.
Tra le restrizioni troviamo:
- L’impossibilità di ricevere investimenti da parte di operatori statunitensi.
- L’obbligo, per chi detiene quote della società, di vendere le stesse entro e non oltre l’11 novembre 2021.
Quello che ha spinto l’attuale presidente ad inserire Xiaomi nella black list è stata l’accusa, da parte del dipartimento della difesa, rivolta a Xiaomi di essere una “società militare comunista” ed avere dunque strettissimi legami con le forze armate di Pechino.
Xiaomi ha subito pubblicato una nota ufficiale in cui afferma di fornire solamente prodotti per uso civile e commerciale. Qui sotto la risposta completa.
Xiaomi ha sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA. L’azienda intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi azionisti e sta esaminando anche le potenziali conseguenze di questo atto per avere un quadro più completo del suo impatto sul Gruppo.
Non ci resta che attendere gli sviluppi della vicenda e l’insediamento del nuovo Presidente Biden per vedere se manterrà la stessa posizione.
